
Rocco a Roma, Monti. Se la conoscete, è perché ci siete andati. Per caso, perché vi ci ha portati un amico, perché conoscevate la vineria Monti Doc, di cui ha preso il posto da novembre. Già, perché questo Rocco è un mistero. Non ha un profilo facebook, non ha il sito, non c’è su Tripadvisor né in alcun articolo sulla rete. C’è solo un profilo su google, con tre recensioni: una in giapponese, una in cirillico e una senza testo. E allora, a questo punto, ve ne parliamo noi. Anche perché merita.
Rispetto a Monti Doc, è cambiato poco ma è cambiato tutto. Nel senso che la struttura è rimasta quella, con qualche ritocco alle pareti, quadri nuovi e tovaglie sui tavolini. Ma quello che è cambiato davvero è l’atmosfera. Prima, il piglio arcigno della signora che gestiva la vineria e un clima generalmente freddo, rendevano poco piacevole la permanenza. Uno spreco, considerando la posizione e le potenzialità. Ora Rocco è diventata una trattoria familiare, accogliente, riposante.
Da dicembre subentrati i nuovi gestori. Una famiglia che abita nello stesso palazzo, con lui in cucina e lei che serve ai tavoli. L’ambiente è diventato quello di una trattoria romana vera e propria, calda e tranquilla nello stesso tempo. La cucina è semplice ma non banale.
La foto

Sulle pareti, oltre a un gagliardetto della Roma, troviamo una foto interessante. Riprende una squadra di calcio in posa. Saranno gli anni ’70: ogni giocatore ha il nome scritto sotto: Mechella, Castrucci, Aragno, Toscani, Murgia…Eppure, ci spiegano, “non sappiamo chi sia questa squadra. Abbiamo fatto anche delle ricerche ma non è saltato fuori nulla”. Se qualcuno la riconosce, batta un colpo (anche se è più affascinante il mistero di una squadra di calcio anonima, riemersa da un robivecchi).
Il menu

Veniamo al menu di Rocco a Roma. Sulla lavagna del giorno scorgiamo le “bombette di patate fritta di finocchiona“: da non perdere. Sempre nei piatti del giorno ci sono la “minestra di Anzio” (14) e il calamaro di paranza alla piastra.
Buone, anche se molto grasse, le costolette d’abbacchio fritte e dorate. In menu, tra l’altro, spaghetti con la bottarga (16), amatriciana (10), bollito alla picchiapò (14) e baccalà in guazzetto (15),
I vini

Carta semplice e in via di evoluzione, con qualche etichetta interessante.