Osteria dell’Orologio a Fiumicino, la cerimonia del Crudo di pesce che non dimenticherai

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Osteria dell’Orologio a Fiumicino, il crudo di pesce che non dimenticherai. Si cerca sempre il ristorante di pesce per stare con i piedi scalzi sulla sabbia, vista orizzonte, piantato direttamente sul lungomare, magari per un bel abuso edilizio. Va bene, ci sta. La Baia (senza abusi), è uno di quelli che fanno al caso vostro, unendo qualità e ambiente. Ma ogni tanto, anche in mancanza di orizzonti strappalacrime (qui abbiamo una brutta palazzina della guardia costiera), ci sono posti dove torneresti tutte le settimane. Basta chiudere gli occhi, e sei in mezzo al mare, respiri salsedine e felicità, assapori la vita e la pace (non eterna).

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Uno di questi, l’avrete capito, è l’Osteria dell’Orologio di Fiumicino.  Un locale che esiste da 15 anni, grazie alla forza di volontà e alla bravura dello chef-patron Marco Claroni, e che ogni anno conferma di essere straordinario. Osteria è termine un po’ riduttivo e fuorviante.  Si tratta di un vero ristorante di pesce gourmet, con una piccola sala moderna e piacevole e un dehors non smisurato su via della Torre Clementina 114, che divide l’Isola Sacra dal resto del territorio e che di sera si anima di locali e bar.

            Diciamo che non c’è nulla che non funzioni, all’Osteria dell’Orologio. Certo, la sala interna è piccola, tavolini addossati, uno molto vicino al minuscolo bagno. Però marcia tutto alla grande: un bel menu, un’ottima carta dei vini e un servizio attento e di qualità.

Se volete fare un’esperienza indimenticabile, tocca prendere il loro maestoso crudo di pesce. Il costo può apparire alto, 40 euro, ma non lo è affatto. Per l’incredibile qualità, che è anche quantità. Difficile contare le portate, forse una ventina. Viene in mente il rito dell’abruzzese panarda, con le trenta portate e la cena che dura ore.

Qui non è così, naturalmente, ma la cerimonia del Crudo è un rito da compartire in due e da seguire con attenzione. Sfilano prelibatezze, anche difficili da ricordare.

Un elenco molto sommario e impreciso, a memoria, per dare un’idea: olive ascolane con guacamole, baccalà, pizza fritte, ricciola con sorbetto, panzanella di ombrina e gelato al basilicoimpepata di cozze, tramezzino integrale con baccalà, melone con prosciutto di ricciola.

E ancora sarago, ombrina, ricciola, spada, lustrino e ala lunga. Gamberi a volontà, gobbetti, cozze.

Il tutto servito con una fantastica pagnotta di pane caldo, un paio di grissinoni artigianali e olio Quattrociocchi Olivastro, da degustazione, oltre a una spuma di burro alle nocciole.

Il pesce arriva naturalmente dai pescherecci di Fiumicino, così come gli ortaggi arrivano dalle campagne di Maccarese.

La cucina rassicura con un fritto di paranza, ma soprattutto offre un estro e una fantasia che sorprendono. Ci sono tre percorsi di degustazione (45 – 55 e 70 euro).

Claroni (nella foto fb di  Nada Abdel Jalil con la compagna Gerarda Fine), prima di lanciare l’Osteria, ha lavorato da Bastianelli al Molo e ai Tre Bicchieri al Lido di Ostia, con l’indimenticato Antonio Chiappini.

Tra i grandi Classici, troviamo la selezione di bottarghe e di ventresche stagionate con pane e burro (30 euro), lo spaghetto Mancini ajo, olio, peperoncino e lupini locali (18) e la grigliata di molluschi, crostacei e pesce.

Qualche esempio dal menu. Tagliolino con acqua di pomodoro, brodo di parmigiano, limone e crudo di marmora (18) e Risotto con mozzarella di bufala, fiori di zucca, alici affumicate e tartufo estivo (20). Da notare la possibilità di ordinare, per 13 euro, la mezza porzione, pratica purtroppo dimenticata dalla ristorazione romana (ah, il re della mezza porzione…).

Tra i secondi, Triglia, foie gras, albicocca e cipolla bruna (24) e Saltimbocca di San Pietro, fichi e gelato al pepe nero (24).

Si conclude con i dessert e con uno spettacolare Morbido al fondente, ciliege marinate in Brachetto d’Aqui e gelato al latte di capra (8 euro).

I vini, infine. La carta è realizzata da Gerarda Fine, sommelier, direttrice di sala e compagna dello chef. Una carta raffinata ed equilibrata, con una bella scelta di etichette non convenzionali. Ci sono, per citarne qualcuno, Vigneti Massa, Ciro Picariello, Marco De Bartoli, Filippi, Emidio Pepe, Valentini. E una buona selezione di vini francesi, a partire da champagne e crémant (variante fuori zona e dunque low cost, ma non inferiore, dello champagne). Noi vi consigliamo di provare un Francesco Guccione, cararratto o grillo: un vino siciliano biodinamico molto diverso da quei bianchi un po’ inutili, che ti travolge con la sua sapidità, i suoi colori, la sua avvolgenza.

Ma com’è aprire un ristorante di pesce gourmet a Fiumicino? “Resistiamo bene – dice un simpatico responsabile in sala – La clientela viene quasi tutta da fuori. Fiumicino? Ci sono undici banche ma la gente ha le saccocce a lumaca“. Fantastica perifrasi romana che si riferisce a chi è, diciamo, molto parsimonioso ed è restio a estrarre il portafoglio. Qui, in realtà, il conto finale non spaventa. Non è basso (impossibile in un ristorante di pesce di qualità), ma assolutamente ragionevole, rispetto al risultato.
La cerimonia è conclusa, ma il rito, si sa, ha un senso solo se si ripete. E noi non mancheremo.

Osteria dell’Orologio, via della Torre Clementina 114, Fiumicino. Tel  06 650 5251