
Litro Cucina Roma. Ha aperto qualche mese fa in una zona non facilissima. Vicina al Pigneto, ma sulla Prenestina, Litro Cucina è il cugino del ben noto e apprezzato Litro di Monteverde. Resta l’impronta attenta ai vini (naturali), ma questa volta ci si cimenta in un ristorante vero, meno elegante del Caffè Propaganda (altra creatura dell’appassionato Maurizio Bistocchi), ma altrettanto convincente, per cucina e ambientazione.
La formula con la quale è stato raccontato finora è quella degli “Anni di panna“. Un’originale rivisitazione dei terribili e memorabili anni ’70 e ’80, dal punto di visto gastronomico. E così la parte iniziale è dedicata proprio a una riscoperta, in qualche modo goliardica, dei piatti bandiera di quell’epoca sventurata: troviamo il Cocktail di gamberi 2.0, con la temibile salsa rosa (10 euro); le penne alla vodka (10 euro), il filetto al pepe verde (con il brandy, 20 euro) e i profiteroles (quei bignè al cioccolato che erano la gioia dei bimbi cresciuti negli anni ’70, 8 euro).
Tutti piatti, naturalmente, rivisitati e rivitalizzati grazie all’uso di materie prime di qualità e all’estro di Marco Bravin.
E a proposito di Marco Bravin, lo chef che è transitato in tutta la galassia di Bistocchi), non ci si deve e non ci si può fermare agli “anni di panna”. Perché penalizzerebbe il suo talento, che invece, grazie al lavoro sul campo e a un’inesauribile passione, è cresciuto molto negli ultimi anni.
E lo si nota nella seconda parte del menu, assolutamente da non trascurare.
Ci sono piatti tipici del suo Veneto e ricette che si porta avanti da anni, riviste. Ci sono, per cominciare, le alici affrittate.
Poi gli originali conchiglioni Verrigni, con burro di Normandia, parmigiano 36 mesi e plancton (13 euro).
Il raviolo con cotechino artigianale, rafano e limone (14 euro), un capolavoro di equilibrio nel gusto.
Menzione speciale per le lumache sgusciate e cotte al tegame, con le lumache dell’orto di Litro (10). Altro cavallo di battaglia, l’anguilla laccata delle valli di Comacchio (24 euro).
Non sono da meno i dolci, come il millefoglie (9 euro).
L’ambiente possiede una sua grazia, con lo splendore di enormi lampadari e un bel bancone all’ingresso.
Ma non è un locale pretenzioso e ben si adatta a un ristorante che cerca la sua strada in un quartiere non facile per la ristorazione di qualità, come il Prenestino. E che merita ampiamente di trovarla.