Masterchef 11, quarta puntata: sapori dal mondo e terre di confine (e un bagno d’umiltà per molti concorrenti)

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Masterchef 11 quarta puntata. Si torna nella cucina del talent culinario più amato d’Italia. Dopo una puntata ricca di colpi di scena, tante lacrime e accuse reciproche tra gli aspiranti chef, ci aspettiamo che torni a essere in primo piano la vera protagonista di questo programma: la cucina. Certo, condita dalla competizione e da un po’ di sano trash che, ammettiamolo, in fondo ci piace. Ma si tratta pur sempre di un talent culinario dove i concorrenti si fronteggiano l’un l’altro con un obiettivo: vincere, portarsi a casa il montepremi, pubblicare il primo libro di ricette e, chissà, cambiare la propria vita.

Mistery box

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Credits Sky Italia

Ma torniamo alla puntata andata in onda ieri, 20 gennaio. Ad attendere i concorrenti una mistery box il cui tema fa da filo conduttore per tutta la serata: la multiculturalità, argomento strettamente legato all’attualità e dal quale la cucina, contenitore di sapori e profumi da tutto il mondo, non può prescindere. Sotto la box ci sono 10 prodotti che provengono da varie nazioni, ma che hanno trovato casa in Italia: sono stati importati e oggi si sono adattati, diventando autoctoni. E sono gli arachidi, il bisonte, il couve manteiga, il maxixe, il luppolo, la papaya, le melanzane thai, il maiale di razza mangalica, i fiori di banano e l’ipomea aquatica. Utilizzandone almeno cinque, gli aspiranti chef devono preparano un piatto “tutto italiano”.

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I migliori della prova sono Carmine, che puntata dopo puntata sta dimostrando di aver un bel po’ di talento, Tina, per la prima volta tra i primi della classe, e Lia, anche lei come il giovanissimo concorrente habitué ad andare davanti ai giudici. Il vincitore della mistery è però Carmine, col suo piatto “Otto su dieci” (avendo utilizzato appunto ben otto dei 10 ingredienti a disposizione) a base di maiale in granella di arachide e luppolo con crema di melanzane thai, ipomea e insalata di papaya e maxixe. Un talento, quello del 18enne, riconosciuto anche dai tre giudici, “vedo un bel percorso davanti a te”, si complimenta Cannavacciuolo.

Invention test

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Credits Sky Italia

Con la vittoria nella mistery, Carmine si guadagna alcuni importanti vantaggi per la prova successiva, l’invention test, che ha come ospite Anissa Heleu, esperta di cucina mediorientale, scrittrice e studiosa. A Masterchef porta la panificazione nel mondo, mostrando ai cuochi amatoriali come preparare tre tipologie di pane differenti – il Non uzbeko, lo yufka turco che è una sorta di pane carasau, e il Rgaïf marocchino – che devono replicare e a cui accompagnare altri ingredienti. Ogni pane ha un diverso grado di difficoltà e il suo strumento per la realizzazione – un timbro per fare delle decorazione ed evitare che l’impasto si gonfi, una sorta di bastoncino di legno come quello che si usa per la pasta fresca e il classico mattarello. Oltre a decidere chi farà cosa, Carmine ha anche il vantaggio di togliere a un componente per gruppo lo strumento e decide di penalizzare Anna, Polone e Dalia (a quest’ultima toglie il mattarello).
Al di là dei piatti, più o meno buoni, che i concorrenti stanno realizzando nel corso delle varie puntate, si nota una certa allergia alle critiche, specialmente da parte dei più giovani, mentre i più attempati (non ce ne vogliano, non è un’offesa!) stanno al gioco molto più facilmente, incassando le critiche con sportività e senza replicare. E questo lo si vede benissimo all’assaggio dei piatti dell’invention. Federico, il dj argentino (che sarà pure un bel ragazzo, ma di certo non è un mostro di simpatia né tanto meno di umiltà) prende malissimo la critica rivoltagli dallo chef Locatelli che definisce il suo piatto “cibo per cani”. Non ci è andato piano, ovvio, ma siamo o non siamo in una competizione? Perché a ogni critica ci sono dei concorrenti che mettono sempre in dubbio il parere dei giudici? Va bene essere sicuri di se stessi, ma un bagno d’umiltà non guasterebbe. Discorso analogo per Polone, che ancora non abbiamo capito bene per quale motivo sia ancora presente nella Masterclass, e Christian. Per definire i loro piatti, non servono le parole, vi lasciamo la faccia di Anissa Heleu (evviva la sincerità!) che dice tutto:

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Ma insomma chi vince? I migliori sono Dalia, Pietro, Tina e Tracy e a trionfare è proprio quest’ultima con “Sale in zucca, spezie nel cuore”: pane yufka con spezzatino di agnello e fegato con patate, crema di ceci e feta. Un’altra concorrente che sta certamente uscendo fuori e facendo vedere buone cose. Nonostante i disastri di Christian, Polone e Federico, a lasciare la cucina è Anna, la dietologa e sostenitrice della cucina light, che quando a inizio prova ha detto “Faccio sempre il pane e la pizza a casa, questo invention mi piace molto”, aveva già segnato la sua condanna. Il suo pane è risultato il peggiore di tutti (anche se qualche piatto, a nostro modesto parere, era più terribile del suo).

Prova in esterna

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Per la prova in esterna si parte alla volta di Trieste, terra di confine o “terra sconfinata” come l’ha definita Giorgio Locatelli, percorrendo ancora il tema della multiculturalità. Le due brigate devono realizzare un servizio con materie prime provenienti dai paesi confinanti e a giudicare le loro portate ci sono 20 produttori di questi ingredienti. Due i menu a disposizione: quello della brigata rossa è composto da antipasto austriaco (con la lumaca di Vienna e i crauti) e secondo sloveno (a base di maiale, sale di prosciutto ed estratto di Terrano); quello della brigata blu da primo croato (con tartufo e patata croata) e dolce friulano (da preparare utilizzando il formaggio jamar del Carso e la ciliegia di Tarcento). È Tracy, vincitrice dell’Invention test, a scegliere sia il menu ma anche tutti i componenti della sua brigata. La giovane veronese sceglie una squadra piuttosto competitiva, con pochi anelli deboli: oltre a lei nella brigata blu ci sono Tina, Dalia, Elena, Pietro, Carmine e Nicky. Va da sé che la rossa è composta da Federico, scelto come capitano spuntandola su Polone, Mery, Christian, Mime, Bruno e Lia. Oltre a dover cucinare, i concorrenti devono anche farsi raccontare dai produttori i segreti delle materie prime per poterle esaltare al meglio.

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La prova in esterna è turbolenta e confusionaria, tra piatti cambiati in corsa, isterie di cui avremmo fatto volentieri a meno e scene decisamente brutte come quella di Polone che, preso da uno scatto d’ira, inveisce contro i compagni di squadra e urla prepotentemente in faccia a Lia (e qui dobbiamo tirare le orecchie ai giudici che sarebbero dovuti intervenire e ammonire un comportamento del genere, orribile da vedere). Il risultato è un testa a testa. Tra i piatti preparati convincono le lumache dei rossi e il dolce, una cheesecake, dei blu; meno bene il primo piatto della squadra di Tracy, dei ravioli, ma che risulta comunque migliore del secondo di carne realizzato da Christian, a detta di tutto troppo secco. Vince quindi la squadra blu che si salva. E qui i giudici ci deludono ancora una volta: dato il brutto spettacolo che la brigata rossa ha portato in scena, perché non premiarli e far decidere a Federico, il capitano, di salvare uno dei componenti? Il giovane dice di aver riflettuto a lungo, ma noi lo sappiamo bene che non è così, e “a malincuore” decide di salvare se stesso. Pinocchio, ma chi pensi di imbrogliare?

Il pressure test

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Il pressure test non si svolge nella cucina di Masterchef, come da tradizione, ma vede i perdenti della prova in esterna impegnati di nuovo a Triste. La prova, a livello culinario, non è difficile, ma ricca di insidie: la velocità, in primis, e la precisione. Gli aspiranti chef devono preparare una ricetta tipica della zona, il Pedocio de Trieste, ovvero la cozza triestina, che è una versione piuttosto classica, con pane e prezzemolo. La preparazione viene suddivisa in quattro step, ognuno dei quali comprende precisi passaggi. Il primo concorrente che completa i passaggi deve suonare il campanello, obbligando così gli altri a passare con lui allo step successivo, anche senza aver terminato le preparazioni precedenti. Conta quindi la velocità, ma soprattutto la strategia, caratteristica quest’ultima che alcuni non mostrano di avere, suonando il campanello prima ancora di aver finito lo stessi tutti i passaggi. Alla fine restano Christian e Bruno, i peggiori del pressure, che hanno dimostrato molta lentezza nel pulire le cozze e portano all’assaggio piatti incompleti. Chi di loro abbandona per sempre Masterchef? Lo scopriremo nella prossima puntata.