Arte e Vino a Capalbio. Arte e vino a Capalbio, manifestazione nata per iniziativa di Maria Concetta Monaci, è arrivata alla sua decima edizione e si concluderà l’8 dicembre. Le cantine sono aperte, tuttavia, a organizzare tour e degustazioni; alcune delle installazioni d’arte rimarranno, inoltre, fruibili dopo la fine dell’evento. Come spiega il Sindaco di Capalbio, le aziende del territorio si sono riunite sotto il cappello dell’associazione “Capalbio è Vino”, fatto non comune nel panorama vitivinicolo (solitamente ci si riunisce sotto la creazione di consorzi o DOC). A Palazzo Collacchioni è stata persino creata un’enoteca dell’associazione. Perchè la manifestazione Arte e vino è importante? Si propone di riunire l’arte contemporanea con le imprese, puntando a valorizzare la cultura del territorio. Davide Sarchioni, curatore del percorso enoartistico, spiega: “Puntiamo al recupero di una dimensione artistica che non si imponga per la monumentalità e che non trasformi i luoghi in Luna Park; vogliamo, al contrario, l’opera rimanga come traccia di un’esperienza”. Arte e Vino ci permette così di mappare le cantine nel territorio di Capalbio.
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La Tenuta Monteti
La Tenuta Monteti da 10 anni aderisce alla manifestazione Arte e Vino. La cantina è di Eva Baratta, figlia di Paolo Baratta (Biennale di Venezia), e del marito Javier Pedrazzini. Il TM Rosé è fresco e beverino, mentre il Monteti è il vino di bandiera della cantina. Matura 18 mesi in barriques di rovere francese per poi affinare 24 mesi in bottiglia, consigliamo il 2017. Nella tenuta sono presenti come memorabilia delle scorse edizioni I Signacoli di Alberto Timossi e l’installazione pavimentale di Mara van Wees. Amedeo Desideri si è fermato quasi 10 giorni durante la vendemmia per creare la sua installazione, un intervento diretto sui sassi-simbolo di Tenuta Monteti.
La Vigna sul mare
La Vigna sul Mare è una cantina che si è installata in un vecchio casolare dell’Ente Maremma a pochi chilometri da Capalbio e Orbetello. L’architetto Pietro Cattaneo lo ha trasformato in un luogo ameno, circondato da alberi di sughero, un uliveto, un agrumeto, filari di lavanda. L’attenzione dell’arte è legata anche alla carriera artistica del padre del proprietario, Gerardo Masini. Tra le etichette della cantina spicca lo spumante rosato Bosco Càpita, da degustare con salumi e formaggi freschi durante un aperitivo. Da accostare alle carni rosse si consiglia, invece, Guido Moro (Syrah). Angelo Marotta (Bitonto, 1944) ha realizzato l’installazione per il piccolo prato. Parte da poesia di Emily Dickinson che parla di un naufragio interiore. Marotta, infatti, usa una vecchia imbarcazione per alludere a un viaggio interrotto ed enfatizza l’aspetto tragico della perdita e delle deviazioni inaspettate dell’esistenza con la vela spezzata e l’ancora arenata. L’opera fa pensare immediatamente al dramma delle morti in mare ma non convince. Più efficace risulta, invece, la scansione su tessuto kenyota di un dipinto che rappresenta un gabbiano in solitudine su un traliccio, in procinto di spiccare il volo. Il bianco assoluto che lo circonda si riferisce allo spazio mentale sul quale si materializzano pensieri e inquietudini.
Cantina Il Ponte
L’azienda Il Ponte nasce a fine anni Ottanta da una coppia, Cesare ed Adelina, che acquista un rudere in Maremma per dedicarsi alla cura familiare. Oltre al vino, viene prodotto anche olio EVO (extra vergine d’oliva). Le etichette dei vini “T-Lex” si diversificano per i colori: il Bianco DOC ha un’etichetta azzurra e contiene un vino derivato dal vitigno Ansonica, l’etichetta verde è per il Vermentino, il Rosso DOC è un blend di San Giovese e Merlot. Il vino Balto – dedicato a un cane lupo della famiglia – ha invece un taglio bordolese, si affina dai 14 ai 18 mesi in barrique. È perfetto da abbinare a cinghiale in umido ma si sposa bene anche con dolci alla cannella o al cioccolato fondente. Il passito di Aleatico è da provare infine con cantucci erborinati e pecorino. L’installazione per l’azienda de Il Ponte è stata realizzata nel 2021 e si intitola Vive l’Amour. Il collettivo femminile Accademia di Aracne ha rivestito con una maglia a uncinetto il tronco di un ulivo secolare. Le gamme cromatiche si rifanno al Giardino dei Tarocchi, gemma di Capalbio ideata da Niki de Saint Phalle.
Cantina Monteverro
Georg Weber è il direttore di Monteverro, un imprenditore tedesco che dopo essersi laureato è partito per visitare le migliori cantine in giro per il mondo (Nuova Zelanda, Australia, Francia, Italia), appassionato di vini di taglio bordolese, è approdato in Maremma. Nel 2000 ha acquistato 40 ettari di terreno e nel 2003 sono iniziate le prime piantumazioni delle viti, in prevalenza francesi (Cabernet e Sauvignon). La cantina si distende di fronte al mare, a soli 5 chilometri dal Tirreno: ciò aiuta il benessere delle vigne e aiuta ad asciugare le uve. Dal 2019 l’azienda si è convertita al biologico e porta avanti una piccola produzione di olio e miele. La piantumazione è molto densa con 7557 ceppi per ettaro: ciò permette alla radice di non svilupparsi orizzontalmente per penetrare in profondità. Il terroir è caratterizzato dalla presenza di argilla rossa, ricca di ferro. Per celebrare i vini di questa cantina è stato scelto l’artista Davide Dormino che ha concepito una scultura in bronzo, ispitata al Colosso di Rodi. È un portale che incornicia i filari delle vigne. Sulle assi verticali del sistema trilitico (completato dall’architrave orizzontale) si appoggiano gli arti inferiori di un essere umano sprovvisto di busto. I piedi e le gambe tese sono disposte come un compasso pronto a disegnare un angolo: questa sezione triangolare rappresenta appunto la terra, la base fertile dalla quale si ottiene, grazie al lavoro e allo sforzo di uomo e natura, il vino. L’immagine dell’opera Apollo resisti! orna le etichette dell’annata 2022 di Verruzzo e Vermentino – i due vini giovani della cantina. Le etichette della prossima annata verranno caratterizzate da un intervento dell’artista Andrea Polichetti.
L’Agricola Roberto Lombardi
Antonio Barbieri (Rho, 1985), artista grossetano d’adozione, ha realizzato l’installazione per la neonata azienda agricola di Roberto Lombardi. Tutto il terreno e l’orientamento degli edifici insegue la formula aurea (come molte architetture classiche, partendo dai greci e dal Partenone). Le sughere sono state piantate, ad esempio, calcolando una distanza che rispecchia le cadenze numeriche e i multipli della sequenza di Fibonacci. L’idea è stata quella di coinvolgere un artista attento nella sua ricerca a uno studio dell’ambiente, secondo anche il concetto di frattali. Barbieri si serve di strumenti tecnologici anche per esplorare i segreti della natura, a partire dal comportamento dei vegetali all’interno dell’ecosistema ambientale, avendo a che fare con la temperatura, il clima, il movimento, le fasi di crescita. L’artista realizzato un’opera di land art, un disegno tridimensionale concepito per essere letto dall’alto. Si tratta di una spirale a tre braccia costituita da un nastro fotoluminescente che si ricarica con la luce diurna. Com’è stato ricavato il calcolo matematico? L’artista ha fatto degli encefalogrammi agli alberi, raccolto dei data-set che ha poi “dato in pasto” a un algoritmo capace di generare spirali seguendo i principi di Fibonacci.
L’azienda agricola Il Cerchio
Il Cerchio è una piccola azienda a conduzione familiare, gestita da madre e figlio. Nel 1992 la famiglia, che aveva uno studio di urbanistica a Milano, si è trasferita a Capalbio e ha iniziato la piantumazione. In 30 anni si è creata l’azienda attuale con i suoi totali 9 ettari. I primi 3 sono in piena produzione, con vitigni di Ansonica, Vermentino, Sangiovese e Alicante; per il nuovo impianto di 2 ettari sono stati aggiunti nuovi vitigni come il Ciliegliolo e il Pugnitello (autoctono toscano a bacca nera definito dai produttori come “il nonno del Montepulciano); un paio di ettari sono dedicati alla coltivazione dell’ulivo. I concimi usati sono unicamente organici, i trattamenti in rame e zolfo. L’opera ospitata quest’anno da Il Cerchio è un’elaborazione digitale dell’artista multimediale Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo, 1972). Marsiglia sonda lo spazio reale e lo trasfigura virtualmente agendo nel campo della realtà mista e aumentata. Partendo dal dato oggettivo, usa la tecnologia Microsoft delle Hololens 2 che permette di renderizzare ciò che l’occhio vede e di implementare la visione tramite un pattern disegnato dall’artista, “l’unità Marsiglia”, una stella a 4 punte. Attraverso il movimento delle mani e la roteazione degli occhi, come Re Mida, Marsiglia modifica oggetti e architetture agguantando le superfici con una veste digitale di stelle rosa o azzurre. Ciò che ci circonda viene così avvolto da una guaina, una sorta di pittura analitica astratta. Solitamente, i luoghi scelti per il progetto nato nel 2020 Map (star) the world sono edifici, monumenti, ambienti interni. A Capalbio, per la prima volta, l’artista ha sperimentato la sua mappatura sul paesaggio. Dopo aver visitato alcuni luoghi nel borgo e nei dintorni maremmani, ha scattato delle foto al Lago di Burano tramite le Hololens e ha pensato, infine, di scegliere uno scatto, di stamparlo collocandolo nell’azienda per creare un contrasto con la natura circostante e le vigne.
La cantina Montauto
La cantina Montauto si trova vicino al borgo di Manciano, leggermente distante rispetto alle altre cantinema merita assolutamente una visita se non altro per la qualità dei suoi vini biologici. Il Poggio del Crine 2018 (ci sono solo 400 bottiglie) è stato riconosciuto “miglior Sauvignon d’Italia” dalla Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2024 di Daniele Cernilli (in arte Doctor Wine). Il vino è prodotto dai primi filari messi a dimora sul Crine di Montauto 45 anni fa da Enos, nonno dell’attuale proprietario. Tutte le etichette Montauto sono caratterizzate dalla silhouette della lepre. La tenuta è di 200 ettari e 15 sono dedicati ai vigneti, molti sono coperti da un fitto bosco, alcuni seminati a grano per la produzione della pasta, inoltre una parte della proprietà è dedicata all’allevamento cavalli maremmani, di bassotti e di conigli ariete. I terreni sono ricchi di ferro e quarzi. Il fotografo Marcello Serra (Orbetello, 1963) ha scattato una fotografia di un albero dai rami nudi. Il suo stile è definito dall’uso del bianco e nero e rievoca l’estetica degli anni Sessanta. Il soggetto naturale è restituito senza orpelli, in maniera minimale e la fotografia è sospesa all’ingresso della cantina, creando un’accogliente veranda.
Arte e Vino a Capalbio