Weekend nelle Langhe tra ristoranti e vino (ma anche caccia al tartufo e castelli)

Weekend nelle Langhe

Weekend nelle Langhe. Le Langhe ci regalano buon vino e ottimi prodotti gastronomici. Siamo in Piemonte, e qui da 50 anni Albeisa produce bottiglie per il vino del territorio. I quattro vitigni principe sono il Barbera, il Dolcetto, l’Arneis e il NebbioloLe Langhe o anche la Langa – come amano chiamarla i locali – si trovano tra le province di Cuneo e Asti, il nome deriva dalle colline che si sviluppano come “lingue” dalla forma allungata o dal nome del popolo dei liguri.

Il fiume Tanaro divine le due aree del Roero (a destra) e delle Langhe (a sinistra). Il Piemonte è l’area con più denominazioni in Italia, con una cultura enogastronomica molto importante e con il maggiore numero di stelle Michelin al mondo. Il consorzio Albeisa fornisce le sue bottiglie anche ai produttori di Roero che hanno sede legale sempre nelle Langhe.

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Weekend nelle Langhe

Tipi di vitigni adatti alla bottiglia Albeisa

Bottiglia Albeisa, Punset, foto di Giorgia Basili
Bottiglia Albeisa, Punset, foto di Giorgia Basili

L’Arneis è il primo dei vitigni a bacca bianca del Piemonte, il secondo è il Cortese e il terzo il Moscato. È noto anche come Bianchetto, è delicato, in equilibrio tra morbidezza e durezza, presenta profumi floreali e fruttati.

Il Dolcetto, altro vitigno autoctono, è riconoscibile per il colore delle sue foglie rosse. I tannini non sono mai eccessivi, il vino è adatto ad accompagnare pasti pregiati, nonostante sia difficile da esportare perché ha meno appeal rispetto ai suoi parenti piemontesi più famosi. Gli acini sono caratterizzati da tanto colore.

Il Nebbiolo è un vitigno tardivo, maturando più tardi in autunno la vendemmia si effettua quando le nebbie coprono le colline. La buccia opaca è caratterizzata dalla pruina, grigiolina. Attecchisce bene principalmente in Piemonte e in Valtellina.
Dal Barbera, vitigno molto produttivo, si ricavano sia vini più rustici che di grande struttura se affinati in legno. Il Nebbiolo e il Barbera sono i vitigni che danno vita a bottiglie più longeve.

Come nasce la bottiglia Albeisa

sede Albeisa, foto Giorgia Basili
Sede Albeisa, foto Giorgia Basili

Incontriamo Marina Marcarino, Presidentessa del Consorzio Albeisa – Unione Produttori Vini Albesi, nella nuova sede Albeisa, a Palazzo Govone ad Alba. Marcarino, che è anche la titolare della cantina Punset – per la quale ha creato negli anni anche delle etichette molto particolari, dipinte da lei stessa -, ci racconta che i primi esemplari di questa bottiglia – realizzati dalle antiche vetrerie di Poirino – risalgono al Settecento e sono stati rinvenuti in vecchi infernot.

Nel 1973, 16 produttori – tra i quali Renato Ratti – hanno deciso di ricreare lo stesso recipiente in vetro per accogliere al suo interno il vino delle Langhe. Ora le bottiglie, con la scritta in rilievo “Albeisa” vengono prodotte da Verallia.

Oltre a degustare vini, cosa possiamo fare un weekend nelle Langhe?

Caccia al tartufo

La ricerca del tartufo con i Lagotti, foto Giorgia Basili
La ricerca del tartufo con i Lagotti, foto Giorgia Basili

Perché non provare un’esperienza di ricerca del tartufo con un Trifulau nei boschi di Langa e Roero? Risale agli Estensi l’usanza di allevare il cane Lagotto, razza emiliana, a cacciare le anatre nei laghi. È stato poi assoldato per la ricerca di tartufi e istruito a non divorare il prezioso fungo ipogeo.

Se il Lagotto ha ormai nel DNA qualità peculiari alla ricerca del tartufo, i cuccioli vengono addestrati sin dalla nascita affinchè il loro olfatto ne percepisca il profumo a metri di distanza. Bisogna poi conoscere bene il suolo – occorrono terreni calcarei e sabbiosi -, i boschi e le radici degli alberi più adatte a formare l’habitat perfetto per tartufi neri e bianchi.

Il prezzo è legato alla rarità del prodotto e alla richiesta del mercato e, infatti, ondeggia in continuazione, più o meno come succede per la benzina. Se il tartufo bianco può essere paragonato a una Ferrari, il nero equivale a una Cinquecento, nonostante il Tuber melanosporum alias il “Tartufo del Périgord” sia considerato come un nero pregiato.

Durante la passeggiata con Giancarlo dell’Associazione Trifulau Colline di Langa potreste adocchiare da lontano Cascina Langa dove Fenoglio ambientò “La Malora”.

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Dove mangiare nelle Langhe

Selezione di formaggi e confettura di Cugnà, foto Giorgia Basili
Selezione di formaggi e confettura di Cugnà, foto Giorgia Basili

Se per dormire vi consigliamo il Relais Montemarino per mangiare abbiamo provato sia il ristorante del relais, con un tagliere di formaggi accompagnati dalla confettura di Cugnà – mosto e frutta secca – sia altri ristoranti della zona. Inanzitutto, vi consigliamo una capatina da Ostu di Djun, trattoria tipica a Castagnito dove vi accoglierà il padrone di casa probabilmente in camicia floreale. Provate la Bagna cauda con i tre tipi di aglio bianco nero e caraglio (se non dovete baciare nessuno), vi porteranno gorgonzola e torrone, battuta e tartare, tajarin a volontà.

Ristorante di nuova apertura è invece quello di Marc Lantieri, sempre a Castagnito, con una vista mozzafiato sulle vigne. Con l’Alta Langa si accompagna bene un antipasto variegato con estratto di uva, carota e pera, plin fritti, mousse di trota affumicata, arancino di riso e bietola, le chips di barbabietola e chinoa.

Se preferite un’atmosfera più avvolgente, quasi domestica e vellutata – con volumi d’arte e di moda sui tavoli e scaffali – andate a cena da Felicin a Monforte d’Alba.

Altro luogo storico è la Cantina del Rondò a Neive, nato nel 1999, valida scelta se volete provare piatti della tradizione piemontese (menu degustazione a 45 euro) come la carne cruda battuta al coltetto, lo sformato di peperoni, i Tajarin, la lonza arrosto con crema di nocciole, il bunet. Non manca il vitel tuné alla borghese (14 euro).

Cosa fare nelle Langhe: musei, castelli e sotterranei

Castello di Grinzane Cavour, foto Giorgia Basili
Castello di Grinzane Cavour, foto Giorgia Basili

Il castello di Grinzane Cavour deriva il suo nome da Camillo Benso conte di Cavour che nacque e soggiornò in questo luogo per 17 anni. Se all’interno del castello si tiene l’asta mondiale del tartufo bianco d’Alba e si trova il ristorante dello chef Alessandro Mecca, ai piedi della collina si distendono i filari delle vigne.

Sono molti ettari – quasi tutti gestiti dalla Scuola agraria enologica di Alba che li prende in affitto dal comune – che comprendono anche la Collezione ampelografiga, 1 ettaro e mezzo con ben 500 diverse varietà di rarissimi antichi vitigni autoctoni, curata dall’esperto Stefano Raimondi.

La microvinizzazione dei 25 filari è portata avanti grazie al supporto di Albeisa. Troviamo uve particolarissime come la Teinturiere du Cher che ha bacca nera ma polpa rossa. La Tressot Panaché o “Bizzarria variegata” è una variante dello Chasselas che ha uva bianca. Il Liseiret è invece un vitigno antichissimo che vanta 130 figli, uno di questi è il celebre Chardonnay (il secondo genitore è invece il Pinot nero).

Castello di Serralunga d'Alba, Foto Giorgia Basili
Castello di Serralunga d’Alba, Foto Giorgia Basili

Durante un weekend nelle Langhe, se volete ammirare i tre comuni del Barbaresco DOCG – Neive, Treiso e appunto Barbaresco – in totale 700 ettari per 4 milioni di bottiglie, vi consigliamo di salire sulla Torre di Barbaresco. Altro luogo interessante per la storia e per ammirare il paesaggio punteggiato di vigne è il Castello di Serralunga che mostra l’evoluzione dell’edilizia difensiva militare nei secoli.

Non dimenticate di esplorare Alba. La piazza del Duomo corrisponde alla parte orientale del foro romano. Sulla facciata della cattedrale compaiono i simboli dei 4 evangelisti – angelo, leone, bue, aquila – che formano l’acronimo di Alba. La città vantava una trentina di torri. Il modo migliore per ammirare i resti di Alba non è rimanere in superficie, bensì scendere e percorrere le 32 tappe sotterranee. Una delle tappe più sorprendenti è la n. 22 che corrisponde a una parte del complesso delle mura romane. Dalle evidenze archeologiche, la città risulta abitata sin dal Neolitico.

Passate poi per Neive, che ha guadagnato la bandiera dei Borghi più belli di Europa Touring Club. Troverete il Museo di Romano Levi, produttore di grappe morto 15 anni fa. È divenuto celebre per i particolari disegni con cui adornava le etichette come “Donnina selvatica che scavalca la montagna”. Inoltre, per le stradine, sarete attratti dai manifesti di Langhe Photo Festival.

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