
Prosciutto di Parma e Report, il disgustoso “made in Italy” di Coldiretti. La puntata di Report, su Rai3, si intitolava, non elegantemente ma efficacemente, “Che porci!“. E il riferimento era, più che alle povere bestie, agli umani che hanno a che fare con loro. Riassumendo: Giulia Innocenzi, gran fustigatrice degli allevamenti intensivi, si fa dare da un’associazione (Last chance for animals) alcuni filmati che ritraggono le condizioni dei maiali con i quali si fa il prosciutto di Parma, tra Brescia, Cremona e Modena. Altri li vede lei con i suoi occhi e li filma. Scene agghiaccianti. Maiali morti e abbandonati per giorni tra gli escrementi e gli altri animali, casi di cannibalismo, topicidi (rodentici) lasciati liberi di mischiarsi ai mangimi.
Roba da far rivoltare lo stomaco. E ancora più rivoltante sono le risposte che danno gli allevatori sentiti da Innocenzi. Alcuni rispondono con le offese, altri passano direttamente alle mani. Ci sarebbe da aspettarsi una risposta dal Consorzio di Parma e dall’ente che certifica, il CSQA. Se non fosse che quest’ultimo è pagato direttamente dalle aziende: un classico caso di ente controllante pagato dai controllori. Che si lamentano dei controlli, ovviamente, e li rendono inefficaci, come dimostrato anche da intercettazioni e prove documentali nel servizio di Report.
Di fronte a tutto questo ci sarebbe da aspettarsi un mea culpa, uno scusate ai consumatori, con l’annuncio di severe misure di controllo e sanzioni per chi si è reso responsabile di questo scempio, che sembra essere una regola. E invece è il contrario. Si levano le voci contro Report, che si vuole cancellare o almeno ridimensionare. Sul Corriere della Sera si scrive che il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti si è lamentato con la premier Giorgia Meloni del fatto che ci sono programmi della tv di Stato che “ledono la reputazione delle nostre aziende”. Come se non fossero loro a ledere la loro stessa reputazione. E il presidente dell’ineffabile Coldiretti Ettore Prandini va in scia, spiegando che Report “scredita gli imprenditori agricoli”.
Ma davvero è questo il tanto decantato Made in Italy? Davvero dobbiamo mangiare prosciutto di animali che vivono tra carcasse morte, bestie malate e prese a calci dagli allevatori? Davvero nessuno deve scusarsi di questi comportamenti? Il risultato, se non ci fosse un’inversione di tendenza, sarebbe quello di disincentivare il consumo.
A noi, sinceramente, è passata la fame.