
Botoi Milano, sta lì da un paio di annetti circa, quatto quatto, per il piacere dei pochi che lo conoscono e lo apprezzano (ne ha parlato tra i primi CiboToday e su Tripadvisor ancora ha zero recensioni). Del resto Botoi è piccolo, un ristorantino familiare, con un one man show, Lodovico Rosselli, giovane milanese (nato nel 1984) che fa un po’ tutto, l’imprenditore, lo chef, il sommelier e il cameriere, e al telefono ci risponde così, la prima volta: “Mi dispiace moltissimo, ma stasera non c’è proprio posto. Sono anche un po’ angosciato“. Sincerità disarmante di uno chef che ci tiene ai suoi clienti e fa subito apprezzare anche il clima informale, quando finalmente riusciamo a prenotare, di questo piccolo locale con soli dieci coperti. Che ha un pregio, che lo fa amare subito: è un locale vero, dog friendly (c’è Utrilla in giro), che ti fa sentire la sua anima, senza troppi svolazzi di marketing, senza furbizie modaiole, con prezzi ragionevoli e vino scelto con cura.
L’ispirazione è triplice: i bar à vins francesi (viene in mente il parigino Frenchie), anche per l’attenzione ai vini, ma anche i bàcari veneziani. Il nome, Botoi, è proprio quello di una specie di carciofo veneziano. Triplice, si diceva, perché poi nel menu italiano con cucina di mercato si infilano piatti sorprendenti che richiamano il Medio Oriente. Ma vediamo nel dettaglio com’è andata la nostra cena in quello che noi chiameremmo, scegliendo alfine una strada, un bistrot di quartiere.
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Il locale
Dieci coperti si diceva, distribuiti intorno a una cucina a vista. Davvero pochi, considerando anche che c’è turno unico serale. Temiamo per il business plan, ma apprezziamo. La cucina, dicevamo, occupa un grande spazio, come a dire che in fondo è quella che conta in un ristorante e non va sacrificata. Sullo sfondo si vede un Kokko, agile fornetto di produzione francese per la cottura al barbecue e l’affumicatura. Alle pareti qualche quadretto: tarocchi, una carta di formaggi francesi, animali. Una mensola con libri e un’altra con le spezie, tra le quali svetta la santoreggia. Il pavimento è antico, a quadrati bianchi e blu. Le sedie stile anni ’60, da cucina. Nulla di raffinato, di elegante, anzi un po’ troppo spoglio: una sala umile ma onesta, avrebbe detto la Smorfia.
Lo chef
Barbetta, occhialini tondi da intellettuale, gentile ma riservato, nulla a che vedere con gli osti troppo burberi né con quelli troppo gioviali. Parla poco, ma del resto ha un gran da fare (solo nel weekend arriva la moglie ad aiutarlo, ma forse un aiuto di un ragazzo in sala potrebbe giovare anche al clima). Chef autodidatta, si è formato nelle cucine del Nuovo Macello, prima di mettersi in proprio.
Il menu
Corto, destrutturato, originale. Ci sono dagli otto ai dieci piatti, senza una suddivisione. Molto vegetale, poco carnivoro.
Tra i must, la focaccia a lunga fermentazione, con le cipolle stufate, olive nere e acciughe. Una focaccia lievitata a lungo, soffice, alveolata (7 euro).
Assaggiamo fave, fagiolini, carciofi, salsa di piselli (10 euro). Piatto ben costruito, equilibrato, con carciofi perfetti (del resto, botoi).
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Meno incisivi gli spiedini di faraona, accompagnati però da carote gialle che lasciano stupiti per la bontà.
Perfetto equilibrio tra l’ombrosità degli sgombri in carpione (quindi marinati con l’aceto) e la freschezza del cetriolo e delle puntarelle.
I vini
Lodovico è sommelier e soprattutto ci tiene al vino, quindi niente carte sterminate con dentro la qualunque, per accontentare tutti, con le solite etichette note. Via invece a una carta corta, in continuo aggiornamento, con vini scelti uno per uno da vitigni e regioni meno frequentate, con prevalenza di naturali. Prezzi moderati, da un minimo di 24 euro per i bianchi, a un minimo di 22 per i rossi.
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Conto
Più che onesto, considerando la cura e la ricerca delle materie prime. Due piatti bastano per soddisfare gli stomaci non affetti da verme solitario e così si arriva a una ventina di euro. Considerando che il pane (di Slow Bread Lab, in via Maiocchi) costa 1,5 euro e 50 cl di acqua pure, considerando che non c’è il coperto, si può restare, prendendo una bottiglia di vino in due sui 30-40 euro a testa.
Botoi Milano, piazzale Lavater 2 (ma in realtà è all’inizio di via Ramazzini), tel 339 212 8250