Vini corsi rosè, perfetti per gamberi e cinghiale / Wine Cat
Lo dico sempre, se i miei gatti Syrah e Margaux sapessero parlare, probabilmente sarebbero assaggiatori di vino più bravi di me. Li immagino già lì, con i loro tartufini umidi a snasare nel calice, a tirar fuori sensazioni e sentori variegati, a snocciolare con felina e irritante ostentazione ogni sfumatura del vino. Ma è andata bene, Syrah preferisce l’acqua “aromatizzata” dei vasi di fiori e Margaux, nonostante il nome altisonante – scelto per gabbare i poco esperti di vino che non coglieranno l’ennesimo e banale rimando al mondo enologico di noi poco originali sommelier – preferisce abbeverarsi alla sua ciotolina in cucina. Così, a parte qualche incursione del Milanese Fidanzato, in famiglia, a blaterar di vino, sono rimasta solo io. Fiuuuu.
Ma torniamo a noi che qui, mentre il clima indulgente e sornione delle vacanze prende piede, anch’io, con altrettanta placida lentezza, finiti i frenetici assaggi per la Guida dei vini, mi concedo qualche etichetta corsa guardando il mare al tramonto dalla Balagne. Esclusivamente rosé. Il tramonto, e il vino. Oggi, peraltro, a parlar di rosé non c’è più quel diffuso smorfieggiare ma, al contrario, la tipologia reietta vive una rinascita trionfale, o ancor meglio, una non rinascita, come se si fosse bevuto rosé fino al giorno prima anziché disprezzarlo e si continuasse a farlo con la medesima nonchalance. È finita l’era dello sguardo torvo se ti presenti a cena da amici con una boccia di rosato, oggi la versata rosa ha un ché di orgoglioso. D’altronde lo fa pure Brad Pitt. Meglio così, anche perché oggi viene premiata la qualità di questi vini, non più scarti da salasso, ma etichette nate con cognizione e volontà di creare un vino che prima non era né carne né pesce e che oggi si scopre ottima soluzione sia per la carne che per il pesce.
La Corsica, un po’ come la Sardegna, ha una cucina locale che privilegia la carne e così, d’estate, il Niellucciu vinificato in rosa dà un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Da bere fresco – per carità non “à la piscine” però! – ma al contempo dotato di quel carattere definito che lo rende camaleontico compagno di gamberi e crostacei ma anche di agnello e cinghiale che qui vanno per la maggiore.
Se siete in vacanza in Corsica provatene diversi, i miei preferiti, per bevute svagate e spensierate, senza eccessi di pippe mentali e analisi organolettiche da speleologo della bottiglia, sono due.
Il rosé di Domaine Gentille (16 euro), da Niellucciu in purezza, colore rosa antico e una “spatasciata” di frutta e spezie, pompelmo, ribes, frutti di bosco e cardamomo. L’assaggio è scattante e fresco, sapido e fruttato con un piacevole finale di lampone e fragoline. Se ci metti la scenografia del mare e la Citadelle di Calvì accanto, l’abbinamento è fatto.
E poi c’è il Menhir di Domaine Montemagni. Prende il nome dalle rocce megalitiche risalenti al III Millennio a.C., che in Corsica si trovano soprattutto al sud a Filitosa. Sono monumenti formati da rocce verticali, di origine misteriosa, ma la loro forma fallica potrebbe essere simbolo di fertilità. Il Menhir ha un bel colore rosa arancio, con profumi netti e precisi. Note floreali di glicine e rosa, lampone succoso e melograno. E anche qui non manca una lieve speziatura che conduce a un avvolgente e lungo finale di frutti di bosco e accenni floreali.
Un consiglio: questi vini invecchiano che è una bellezza. Senza peccare di geriatria, se siete in Corsica e trovate oggi qualche bottiglia 2019 – magari mettete il naso tra gli scaffali di negozi e supermercati corsi, che dietro le 2021 in bella mostra, qualcosa si trova – vedrete stemperare l’acidità degli scattanti rosé d’annata a favore di una sensazione suadente e vagamente tostata, golosa e avvolgente.
Evitate il Casinò di Calvi, lì ho già fatto ravanare il Milanese Fidanzato, che, suo malgrado, è riuscito a riportare alla luce 3-4 bottiglie di 2019 nascoste tra gli scaffali intimandomi, a seguito dello sforzo contorsionistico, che se fossero state cattive me le avrebbe date tutte in testa.
E se non avete trovato bottiglie più agé, o non avete anche voi un Milanese Fidanzato da utilizzare alla bisogna, non disperate: comprate una cassa di 2021 e aspettate sereni. Che il vino, si sa, è fatto anche di pazienza e lentezza.