Icaro ai Castelli Romani. Siamo al centro di un triangolo tra Cori, Velletri e Cisterna di Latina. Qui la piana pontina intasata dalle coltivazioni intensive di kiwi lascia spazio ai dolci clivi che portano fino ai Castelli. Ecco dove hanno deciso di stabilire la loro cantina i ragazzi di Icaro. Il terreno dove sono impiantate le vigne alterna residui vulcanici all’argilla e alla sabbia nella parte più bassa. Tutto intorno, sugherete e querce secolari della confinante tenuta di Torrecchia Vecchia.
Ma chi sono i ragazzi di Icaro e come sono arrivati a Genzano di Roma? Dopo esperienze di studio diverse, Fabio Gentile, Gianmarco Diorio, Luca Di Marzio e Rocco Caroselli si sono ritrovati nel mondo della birra artigianale, avendo legato i loro percorsi a Birra del Borgo e all’Open Baladin di Roma. Un passaggio fondamentale attraverso il quale hanno scoperto le fermentazioni spontanee dei mosti d’uva.
Giovani e appassionati, hanno deciso di fare il vino secondo la propria idea e gusto. “Ogni volta che andavamo per osterie, non riuscivamo a trovare un vino quotidiano, che fosse immediato, vero e senza troppe filosofie, così abbiamo deciso di cercare una vigna da gestire”, spiega Gianmarco che ci ha accompagnato insieme a Rocco nella visita di vigna e cantina.
L’obiettivo: il Rinascimento dei Castelli Romani
Il nome scelto quindi non è solo un omaggio al territorio di cui si sono innamorati, (è l’acronimo de “I Castelli Romani”), ma è anche evocativo di quello spirito audace e un po’ incosciente che ha contraddistinto il figlio di Dedalo. Un territorio che viene curato e quasi coccolato. Anche perché quella dei Castelli Romani DOC è una zona molto vocata ma che per troppi anni è stata sovrasfruttata e mal raccontata. “Il nostro obiettivo è coinvolgere tutte realtà giovani e piccoli produttori che lavorano in un certo modo in questa zona, come ad esempio Marco Colicchio, e creare una rete con le varie enoteche di Roma. Il tutto con l’obiettivo di portare avanti una narrazione diversa di questo particolare terroir”. Un Rinascimento dei Castelli Romani insomma.
Vino vero: naturale in vigna e in cantina
Icaro segue agronomicamente due ettari di vigna appartenenti all’azienda agricola le Querce di Torrecchia, che lavora seguendo i dettami della natura. Gli spazi tra i filari sono inerbiti da erbe spontanee e da trifoglio, appositamente seminato per donare la giusta dose di azoto di cui ha bisogno la vite. Non si usano prodotti di sintesi, ma rame e zolfo per proteggere l’uva e trattamenti omeopatici come la melassa, preziosa per attirare gli insetti utili a portare sugli acini i lieviti per la fermentazione. “Impariamo ogni giorno sul campo: potiamo e leghiamo le viti seguendo i consigli di Egidio e Paola, i contadini proprietari della vigna”, spiega Gianmarco. Senza enologi alle spalle, ma con le idee chiare: fare un vino naturale, popolare, che si liberasse da quell’alone elitario e che troppo spesso colora questo mondo.
Nella piccola cantina nel centro di Genzano ci sono quattro fermentatori in vetroresina e due anfore di terracotta. Qui l’anno scorso hanno lavorato con i consigli di altri vignaioli laziali, testando le varie tecniche di fermentazione e di affinamento. “Non filtriamo, non chiarifichiamo, non controlliamo la temperatura. Insomma, non facciamo praticamente nulla che non sia necessario. Utilizziamo solo una piccolissima quantità di solfiti prima dell’imbottigliamento, per il quale rispettiamo, come per i travasi, i cicli lunari”. Una filosofia che Rocco condivide con gli altri ragazzi, appresa dopo anni in giro per le cantine di tutta Italia.
Il Nemico e l’annata 2020
Il Nemico, omaggio al placido specchio di Nemi su cui si affaccia la loro cantina di Genzano, è il primo vino di Icaro uscito nel 2019. La vigna dedicata alla sua produzione è costituita per il 60% da piante di Malvasia di Candia aromatica e per la restante parte di Trebbiano, di circa trent’anni di età e allevate con la tipica pergola dei Castelli. Un terzo del raccolto viene fatto stare a contatto con le bucce per un giorno, poi fatto fermentare con lieviti indigeni e senza controllo della temperatura in vetroresina. Al naso è molto profumato, con note floreali e di frutta esotica. In bocca è piacevole e morbido, con mineralità e sapidità che donano pulizia alla bevuta. Un vino nel complesso molto territoriale. “Volevamo un vino fresco e facile da bere, secondo noi si sposa molto bene con la porchetta”.
L’annata 2020 è completata anche dal primo rosso: un Nero Buono in blend con il Nemico. Il Nero Buono di Cori è un vitigno autoctono che raramente viene vinificato in purezza in quanto ostico da vinificare e ruvido al palato. Di colore rosso scarico è perfetto a tutto pasto e non disdegna il frigo. “L’effetto che volevamo avere è una bevuta non aggressiva, abbiamo quindi cercato di smussare la rustica acidità e il tannino del Nero Buono. È un rosso contemporaneo”, conclude Gianmarco.
Inoltre, nei prossimi mesi uscirà anche una versione del Nemico il cui mosto fiore viene vinificato in anfora. Questo particolare lavorazione regala una maggiore longevità e permette una micro ossigenazione paragonabile a quella del legno, senza però che venga ceduto alcun sapore.
Ci sarà un Rinascimento dei Castelli Romani? Il tempo, come nell’evoluzione di un buon vino, darà il suo riscontro.
Icaro Vino. Via Marco Moscati 38, Genzano di Roma (RM). Sito, Pagina Facebook, Instagram