Abolire la cucina della nonna, ma pure le cucine a vista, senza dimenticare le patate – Er Murena

Abolire la cucina della nonna, ma pure le cucine a vista, senza dimenticare le patate – Er Murena

La cucina di nonna, dice

La cucina di nonna, dice. Ma la nonna di chi? Ci son certe nonne che son negate, non hanno mai saputo neanche bollire gli asparagi, figurati da mangiare bene. La cucina di una volta, dice. Ma una volta faceva schifo. Cinquant’anni fa si mangiava roba chimica da supermercato, 100 anni fa si beveva vino che era aceto. La cucina comfort food, dice. Ma il comfort è il piatto che ti piace, per qualcuno è il pollo con i peperoni, per altri è una zuppa di miso, per altri ancora i biscotti affogati nella Coca Cola. Ma non sarà che dobbiamo rifare tutto, cancellare tutte queste frasi fatte ridicole, inventarci un nuovo lessico, riprenderci in mano il presente di quel che facciamo e costruirci un futuro che contenga il meglio del passato, ma non sia ancorato a formulette frustre e penose?  

La cucina a vista, dice

La cucina a vista, dice. Ma se nella cucina a vista, come mi è capitato a Milano in una nota enoteca di Brera, lo chef si lecca le dita, sbadiglia e se ne sta venti minuti chino sul monitor del suo cellulare a spippolare, ravanando microbi e rimorchi, non sarà che è meglio non vederla sta cucina? Ma sta voglia di vedere le cucine quando ci è venuta? Voi volete vedere l’officina con gli operai che bestemmiano unti di benzina oppure salire sulla vostra automobile lustra e odorosa e accendere il Bose e ingranare la marcia e sognare la Provenza? Il foie gras lo volete mangiare su una tavola imbandita o volete vedervi in contemporanea un video con le oche che scoppiano? Scusate la virulenza, ma a parte l’ultimo caso, che pone un problema di coscienza, per il resto le cucine a vista per me si potrebbero pure abolire. 

Le patate al forno, dice

Le patate al forno, dice. Ma a parte che quasi tutte le patate al forno che t’arrivano son molli o bruciate o precotte o riscaldate, ma a parte questo, ste patate a otto euro come le devo valutare? Ha ragione il Bastianich, che è un furbone, che col cavolo che prende contorni e dolci quando va al ristorante. Perché sa bene che su quelli il ristoratore fa i margini. Quando trovi i primi a 8 euro, considera non solo l’aragosta, per dirla con il compianto, ma anche i side dish. Oppure fregatene e goditi l’esperienza. Il prezzo giusto è quello che ti puoi permettere, è quello che ti fa star bene, è quello fatto di qualità, di impegno e di passione. Per il resto, sappiatelo, quasi tutti i ristoratori arrancano, non sono affatto nababbi, sono pieni di debiti e provano a sopravvivere. Altri, pochi,  guadagnano, ma i più no. Chiudete allora, direte voi, e infatti lo stanno facendo in molti, coronavirus o no. Ma compiacersene è infantile e un po’ da stronzi.