
Coronavirus a Milano. Il tema della diffusione del Coronavirus in Italia sta creando tanta incertezza in tutti i settori. Tra i più colpiti, proprio per la loro funzione intrinseca di luoghi di aggregazione, ci sono bar e ristoranti. In questo momento c’è chi ha chiuso, chi si concentra sul pranzo, chi apre al delivery quanto più possibile. In attesa di sviluppi, abbiamo dato la parola ad alcuni ristoratori che operano su Milano. Ecco le loro dichiarazioni.
Coronavirus a Milano: le dichiarazioni dei ristoratori
Alberto Sermoneta, CEO di Tartufi & Friends
«Il nostro ristorante di Corso Venezia si è prontamente adeguato alle recenti disposizioni governative, seguendo appunto le misure dettate dal Decreto. Fino a che saremo aperti, lo faremo nel modo migliore, nel rispetto delle norme e dando come sempre un prodotto d’eccellenza. Non sono molto d’accordo su questo tipo di regolamentazione. Un comparto come quello della ristorazione non è in grado da solo di supportare questa calamità. Il Governo deve attuare al più presto delle misure per evitare licenziamenti, riduzione del personale per scongiurare il rischio di una chiusura. Deve sostenere le imprese ottemperando agli oneri contributivi almeno fino a quando ci sarà la riapertura, altrimenti potrebbe verificarsi un collasso del sistema perché si ferma tutta l’economia. La cosa migliore forse sarebbe stata attuare un’ordinanza di divieto di apertura, per dare un messaggio forte alla popolazione, sensibilizzarla sulla reale possibilità di contagio. In questo modo si è generata invece confusione. È stato dato un messaggio fuorviante e poco chiaro sia ai proprietari di locali che alla clientela. Ad oggi la limitazione degli orari rappresenta una grande stangata per chi opera nel fine dining, che funziona principalmente alla sera.»
Giuseppe Rizzo, titolare di Flor | Born to be wine
«Anche noi ci fermiamo fino a data da destinarsi. Lo facciamo per il bene comune. Duro ma semplice. Ovviamente, per una piccola realtà come la nostra, per di più in fase di start up, non sarà facile ammortizzare il colpo che questa chiusura forzata ci impone. Ma oggi più che mai siamo certi che si tratti della scelta più responsabile nel rispetto nostro e dei clienti che ormai sono soprattutto amici. La situazione è drammatica e se siamo arrivati a questo punto è anche colpa della faciloneria con la quale molti hanno affrontato il tema. Slogan come “Milano non si ferma” si sono tristemente rivelati un’arma a doppio taglio. Basta ai piccoli escamotage per racimolare un po’ di guadagno in questa crisi. Vogliamo guardare in faccia la realtà e dare il nostro contributo pratico alla limitazione della socialità. Uno sforzo concreto al fine di ridurre i contatti e così la diffusione del virus. Solo così possiamo sperare che il decreto ministeriale varato possa decadere il 3 aprile. Noi ci crediamo e lo facciamo per il bene di tutti. Per poter presto tornare a brindare insieme in Via Vigevano e nella nostra nuova casa nuova di zecca di via Govone. Nell’attesa che ci venga ridata la nostra quotidianità, siate allo stesso modo responsabili!»
Ezra Bozotti, CEO di Avo Brothers
«Noi in questo momento vogliamo che la gente capisca l’importanza di non sottovalutare il virus, che capiscano che una sana alimentazione aiuta a rafforzare il sistema immunitario e che la nostra flexitarian è perfetta per essere più forti! Tuttavia, sappiamo bene che è consigliato non uscire di casa per non aggravare ulteriormente la situazione con nuovi contagi perché purtroppo i posti in ospedale sono limitati. Per questo, abbiamo deciso di promuovere e applicare sconti in delivery dal 30% alla free delivery su Deliveroo per invogliare i nostri clienti a rimanere a casa ma senza privarli del gusto sano e buono di Avo Brothers. Inoltre per aiutare gli ospedali nonostante anche il nostro momento di difficoltà economica stiamo donando una parte dei ricavi, non ci sono scuse, dovrebbero farlo tutti, perché salvare vite umane è più importante di tutto il resto.»
Vittorio Borgia, co-founder di Bioesserì e membro del Consiglio direttivo di Ambasciatori del Gusto
«Rispettiamo e rispetteremo sempre le regole imposte da questo particolare momento. Non possiamo però più sostenere economicamente questa situazione, e sono quindi costretto, mio malgrado, a chiudere almeno fino al 3 aprile, termine di efficacia del decreto. Io non voglio licenziare i miei ragazzi e farò tutto quello che posso affinché questo non accada. Spero tanto che le istituzioni capiscano il drammatico momento che sta attraversando il comparto della ristorazione e che diano il necessario sostegno affinché non vi sia un’implosione devastante di un settore trainante per il nostro Paese. Credo che in questo momento si debbano lasciare da parte tutte le differenze di idee, soprattutto politiche, aiutando concretamente le
imprese in difficoltà senza fare proclami.»
Dario Moxedano, co-founder di Muu Muzzarella e di Brand Partenopei Riuniti
«Abbiamo creato l’iniziativa Brand Partenopei Riuniti e l’hashtag #Napolisiferma per dare un segnale di presenza e credendo fortemente in un gesto di responsabilità, anteponendo l’ interesse della comunità a quello dei singoli, sia per quanto riguarda le attività campane che quelle presenti a Milano. Con me, promotori dell’iniziativa sono stati Diego Nuzzo di Coco Loco, Vincenzo Cerbone di 12 Morsi, Roberto Biscardi di Re di Napoli e Stefano Vitucci di Terrazza Calabritto. Ci fermiamo. È una decisione volontaria di oltre 150 brand di Napoli davanti all’aggravarsi della situazione nazionale e in risposta al DPCM dell’8 marzo 2020 per contrastare e contenere il diffondersi del COVID 19. Una decisione sofferta ma necessaria. L’unica strada per rallentare il contagio e scongiurare il peggio è ridurre, se non evitare, i contatti sociali. Vogliamo fare la nostra parte!»
Luca Zampa, titolare e chef di Immorale
Tiziana Dinoia e Riccardo Succi, titolari (rispettivamente sommelier e chef) di Asina Luna
ristorante.»