Ristoranti chiusi a Milano nel 2019: altre 15 chiusure. Killer, Røst, Cocciuto sono solo alcune delle nuove aperture di fine anno nella più gastronomica delle città italiane (e europee?). Ma di fronte a tanta competizione culinaria, non tutti gli indirizzi meneghini riescono a portare avanti all’attività e numerose sono le saracinesche che purtroppo si abbassano. Avevamo già parlato di 21 locali che hanno cessato l’attività per un motivo o per l’altro, da Forno Collettivo a Pisacco, da Dad’s Deli Pastrami a Olei. E vediamo ora, con il nuovo anno alle porte, altri 15 locali che hanno chiuso e non ci porteremo nel 2020.
Ristoranti chiusi a Milano nel 2019
- Ten Grams. Un simpatico locale che si era posto l’ambizioso obiettivo di rendere il tartufo un prodotto alla portata di tutti, affiancandolo a proposte semplici e ben eseguite. Questo “truffle fast food” non ci è riuscito e ora qui c’è Healthy Color.
- Gnoko on the road. Un progetto simpatico, easy e che contava su buone materie prime regionali. Sarà il quartiere a non aver aiutato (nonostante le scuole vicine) ma Gnoko on the road ha chiuso i battenti. Che riapra altrove?
- Trattoria Trombetta. Dopo che lo chef Giancarlo Morelli aveva ufficializzato di non aver più a che fare con questo indirizzo, è passato poco prima che la chiusura fosse definitiva. Certo, il personale sdegnoso in una “trattoria” non ha aiutato.
- b:free. Piacevole bar di cocktail molecolari, il b:free ha lasciato spazio al ristorante Ocean Fish. Un tempo ritrovo di riferimento di tanti giovani meneghini, la sensazione è che la clientela si sia disaffezionata poco alla volta.
- Ye’s Food. Un all you can in via Tenca senza picchi di creatività ma con una materia prima buona (come narrato in tv da Le Iene). La stessa proprietà va alla grande all’Idroscalo e in viale Campania mentre qui apre Il Mannarino.
- Pavarotti Milano Restaurant Museum. Doveva essere un temporary in piazza Duomo ed è invece durato cinque anni. L’esperienza meneghina finisce: il ristorante di cucina emiliana che omaggiava il più grande tenore chiude a fine anno.
- Dinette. Cucina di quartiere, ambiente piacevole e personale cortese non sono bastati. Dinette ha aggiustato il tiro più di una volta durante il suo percorso ma alla fine è arrivata la chiusura.
- Burn I Macellai. Una location non fortunatissima. Burn I Macellai aveva preso il posto di Smøøshi che, nonostante una clientela adorante, non aveva retto. Ora è l’indirizzo di carne a farsi rimpiazzare da Il Panino Ignorante.
- Balada Sushi. È la chiusura che più ci addolora. Un ristorantino di sushi nippobrasiliano in via Spadari davvero ottimo. In effetti l’ambiente non era particolarmente cool ma i piatti erano deliziosi, abbondanti e onesti nei prezzi. Peccato.
- Hyugo. Tirare giù la serranda era forse inevitabile. Il locale ha continuato in corso d’opera a cambiare offerta, prezzi, piatti, clientela, senza ma conquistare davvero qualcuno.
- Trieste Pizza. Rimpiazzata da Mu Corso Como, specializzato in street food di Hong Kong, questa pizzeria nasce a Pescara. Oggi, nonostante l’addio a Milano, è presente nella capitale, nonché in altre città italiane ed estere.
- Pulia. Un indirizzo easy dove poter consumare focacce pugliesi ed altre specialità regionali, ha cessato l’attività nel capoluogo lombardo. Ora è presente a Brindisi (ma anche in UK e USA).
- Just Love. Un indirizzo con ottimi dolci, non a caso a gestire il locale era il fratello del pasticcere Nicolò Moschella. La certezza è una: forse complice un non più così mondano Corso di Porta Ticinese, il Just Love non c’è più.
- Fatto Bene. Sarà che i food trend sono orientati altrove ma l’hamburgeria Fatto Bene di viale Premuda ha chiuso. Dei vari indirizzi del marchio, il cui cibo non è mai granché incisivo, rimangono attivi quello in Buonarroti e quello in Monti.
- Honesty Club. L’idea di un club con un’area a cui poter accedere soltanto “su invito” vi aveva lasciato dubbiosi? Evidentemente avevate ragione: l’Honesty Club non è riuscito a spegnere nemmeno la sua prima candelina.
In apertura: Pavarotti Milano Restaurant Museum – Immagine interna: Gnoko on the road