Marecrudo Milano. A Milano c’è una tipologia di locali particolare, sono quei ristoranti che senti nominare e, sebbene tu non ci abbia mai mangiato, sai che invece è un habitué questo o quel vip. Non importa se non visualizzi nemmeno la faccia della moglie del calciatore o se non sai esattamente “cosa faccia nella vita quello lì”, ciò che è lampante è che questi ristoranti hanno una caratteristica in comune: il lusso più o meno sfacciato. Marecrudo, in Porta Romana, è uno di questi locali.
Se personaggi con cotanto portafoglio lo frequentano, un motivo ci sarà e noi siamo andati a cercarlo. Come suggerisce il nome qui si mangia pesce. La sala è piccola, composta di qualche tavolo che, nonostante ci si trovi in pieno centro, riesce a regalare una piacevole intimità a proprio clienti, maggiormente coppie. Certo è complice l’atmosfera soffusa fatta di poche luci curate. Nonostante la presenza di imponenti specchi, un’alternanza di colori che va dall’avorio all’oro, e tante bottiglie a vista, l’arredo risulta pacatamente lussuoso, grazie all’informalità di sedute tutto sommato essenziali e del servizio.
Questione strana quello del servizio qui che, pur sempre con cortesia, gioca uno strano gioco con la clientela. Posto che la nostra esperienza si limita ad una cena soltanto, nell’ordine abbiamo assistito a tre episodi singolari: visto che impiegano una meravigliosa Benedetto Cavalieri (così come il riso è Acquerello), abbiamo ordinato una pasta con i ricci di mare, regolarmente in menu, e ci viene fumosamente detto che i ricci freschi sono presenti ma non per realizzare il sugo (per questione di tempo? Perché per la pasta viene utilizzata polpa in scatola? Chi lo sa); un coppia accanto al nostro tavolo ordina dei gamberi rossi di Mazara, vengono loro serviti degli scampi perché “sono molto meglio dei gamberi, non potevamo che servirvi questi” (non sarebbe stato più onesto dire che erano finiti? Il rosso di Mazara è la base di un’attività che punta sul crudo di mare, ma può capitare); una famiglia dall’altro lato ordina una bottiglia di Pecorino di una determinata azienda e gliene viene servita un’altra. Perché? Sì, esattamente, perché “è più buona di quella che avete chiesto voi”.
Stranezze di sala a parte, il menu è vario, con un focus sulla pasta. Tra gli antipasti troviamo l’insalata di mare tiepida (20 euro), le capesante al gratin (4 pezzi a 18 euro), l’impepata di cozze (15 euro), i moscardini alla Luciana (18 euro); i classici frutti di mare possono essere scelti singolarmente (Ostriche Fin De Claire a 3 euro, ostriche Belon a 5 euro, cannolicchi a 2 euro…) oppure nel plateau imperiale (40 euro), completo ma non abbondante. Buoni i carpacci e le tartare (22 euro il carpaccio di tonno, 28 euro il pescato del giorno, 22 euro la tartare di salmone o di spada). I primi? Si può scegliere dalle linguine ai paccheri, dai gnocchetti ai tagliolini, dagli spaghettoni al riso e poi si passa al sugo: vongole (18 euro), vongole e bottarga (20 euro), gamberoni e zafferano (24 euro), patate e cozze (15 euro). Ci sono poi zuppa di pesce (25 euro), fritturina di mare (22 euro), sogliola alla mugnaia (26 euro) ed altro ancora. Oltre ad alcune proposte di terra o veg (come il burger di quinoa e soia a 24 euro), si può optare per la griglia di singolo pesce o mista, ben eseguita ma un po’ misera alla vista.
Validi i dolci, in particolare il tiramisù (8 euro). Insomma, prezzi certamente importanti. Tra la piacevolezza della location e qualche piatto azzeccato, la sensazione che permane a fine pasto è però quella di incompletezza, di sommarietà, superficialità del servizio e della clientela, come superficiale può essere talvolta lo showbiz.
Marecrudo, corso di Porta Romana 132, Milano. Tel. 0258316012, Sito, Pagina FB. Aperto tutti i giorni a pranzo dalle 12.00 alle 14.30 e a cena dalle 20.00 alle 23.00.