
Giulia Grillo contro “il pandoro senz’anima”. Eccoci ancora qui, come ogni Natale, a duettare sull’eterno duello all’italiana, del genere Coppi o Bartali. E, naturalmente, l’oggetto del contendere è il solito: panettone o pandoro? Duello anche simpatico, che ha un suo spazio legittimo nelle pagine dei giornali e nei siti come questo. Ma stavolta c’è un salto di qualità. Perché è nientedimeno che Giulia Grillo a pronunciarsi sul tema, dall’alto della sua autorevolezza di ministro (siciliano) della Salute. E dall’esponente 5 Stelle arriva un anatema contro il pandoro. Che sarebbe “senz’anima“. E per rendere più saporito il giudizio, ecco il parallelo politico. Il pandoro “è senz’anima come il Pd” e per di più “pesante“. Mentre il panettone sarebbe “saporito come i 5 Stelle“. Detto che la risposta è arrivata nella trasmissione “Un Giorno da Pecora“, specializzata nel far cascare i politici in battutacce e scivoloni, è subito arrivata la controreplica di Mattia Fantinati, stesso partito, ma veronese doc. Fantinati invita la Grillo a ricredersi, perché “l’originale ce lo invidia tutto il mondo”. Ed ecco subentrare il sovranismo alimentare. Perché la Grillo, forse consapevole della gaffe, replica scompostamente: “Pandoro o panettone, purché made in Italy“. Con tanto di bandierina italiana.
Insomma, un breviario di come la politica possa ridurre la complessità del mondo a una barzelletta raccontata male (qui per verificare i danni del connubio cibo politica). Con due dolci che hanno secoli e storia di tradizione, ma anche una rete di imprese e lavoratori che li sostengono, ridotti a una sfida da social. E con il sovranismo alimentare che derubrica i dolci non italiani a prodotti indesiderati. La tarte tatin così diventa macroniana e indigesta.
Inutile dirvi che già è arrivata sui siti notizia dell'”l’ira della Lega“, custode dei sacri valori gastronomici del Nord Italia. Ma, insomma, tra panettone e pandoro cos’è meglio? Mah, verrebbe voglia di mangiarsi il carbone.