Il miglior vino del mondo, Sassicaia o Cipressi Nizza docg di Michele Chiarlo? Nessuno dei due. Ogni tanto arriva una nuova classifica che stabilisce qual è il miglior vino del mondo. Comprensibile, dai, è un giochino e talvolta pure divertente. Salvo che poi quando se ne abusa diventa un po’ stucchevole. E così qualche giorno fa è arrivata la notizia che il vino migliore del mondo è il Sassicaia 2015. A stabilirlo è la rivista Wine Spectator, ben nota e considera “autorevole” (si fa per dire). E non sorprende granché visto che il vino inventato dal marchese Incisa della Rocchetta, della Tenuta San Guido, da decenni è in cima a tutte le classifiche. Che piaccia all’estero, poi, non sorprende, anche perché è un vino (nato nel 1968) creato a imitazione dei blasonati bordeaux (visto che le graves francesi non erano poi dissimili dal terreno sassoso della zona). Una storia affascinante di barriques, cabernet sauvignon ed enologi geniali (Giacomo Tachis).
Perfetto. Solo che l’altro giorno ci siamo imbattuti in un nuovo vino migliore del mondo. Questa volta è Wine Enthusiast a sceglierlo, nell’annuale classifica che sceglie tra 20mila bottiglie che arrivano da 17 Paesi. E a vincere il premio, a sorpresa, è un vino a base di Barbera: il Cipressi Nizza docg di Michele Chiarlo. Prima Barbera e primo Nizza Docg, a quattro anni dalla nascita delle denominazione.
E dunque? E dunque bah. Il miglior vino del mondo, si sa, ma ripetiamolo, non esiste. E’ quello che piace a voi. Oggi. E’ quella bottiglia che avete aperto e vi ha straziato l’anima. Perché stavate guardando negli occhi un sogno e quel nettare divino (barbera, shiraz, marzemino, che importa) è diventato il paradigma della vostra felicità. E dunque non correremo a comprare il Sassicaia (anche visti i prezzi), né il Cipressi. Con tutto il rispetto, la classifica migliore è quella che facciamo ogni giorno, bottiglia per bottiglia, nelle enoteche della nostra città, sperimentando, assaggiando, condividendo, scolando fino all’ultimo goccio e perdendosi in questo mondo complesso e affascinante che mal si concilia con le votazioni in centesimi e le schede di degustazioni. Dopo di che, business is business (come si vede, l’incoronazione ha portato a un picco di prezzi del 25 per cento). E ogni tanto un giochino ci sta.