Er Murena, il servizietto del 5%, la moda dei vini e la Spoon River dei locali

Er Murena in punta di forcone

Osteria Circo, servizietto e coperto
Servizio e coperto sono reperti archeologici, vestigia di un’umanità rozza e un po’ furbetta. Eppure, tracce di Medioevo sopravvivono. Prendi l’Osteria Circo, grazioso (anche se un po’ standardizzato) ristorante di fronte al Circo Massimo. All’atto del conto troviamo una cifra non tonda, 34,65 euro, e ci incuriosiamo. Guardando meglio, in carattere più piccoli, ecco la famigerata voce: “Servizio“. Oibò. Chiediamo spiegazioni. Ci viene detto che il servizio è del 5 per cento ed è una voce che finisce ai titolari, nient’affatto a chi il servizio lo fa davvero. Con la conseguenza che i camerieri e il personale di sala non ricevono praticamente più mance, perché chi paga pensa che il servizio vada a loro. Si aggiunga che il pane, oltre al servizio, si paga. E insomma, non basta scrivere sullo scontrino “gentile ospite, il suo conto”. Perché il “gentile ospite“, nel suo piccolo, si irrita.

Bertolt Brecht in wine

Prima arrivarono per portarsi via il Lancers e il Mateus, e fui contento perché avevano una bottiglia orrenda. Poi si portarono via il Brachetto e fui felice perché non era tra le 3450 cose che avevamo in comune. Poi si portarono via il Merlot e risi, perché avevo visto Sideways ma rimasi anche perplesso perché mi piaceva lo Chateau Petrus. Poi si portarono via la Barbera con il metanolo e mi incazzai un po’ ma Giacomo Bologna, benemerito, ci salvò. Quando vennero e si portarono via il Titanus di Fazi Battaglia fui triste per il Verdicchio, ma mi ripresi con Villa Bucci. Poi si portarono via  i vini naturali e non dissi nulla ma pensai con dolore a Beppe Rinaldi. Infine si portarono via tutto il vino e ci rinchiusero in una cella con un bicchiere d’acqua povera di sodio.

Nuove chiusure, Spoon River 2017
Si fa sempre un gran parlare, giustamente, dell’orgia di nuove aperture che affollano le città. Poco si parla, delle improvvise chiusure. Di posti antichi, polverosi, che si spengono per vecchiaia. Ma anche di locali moderni, appena nati, pieni di vitalità e buone intenzioni, e subito spariti. Oblìo che si riserva a certi morti non celebri, senza la gran cassa dei social (salvo eccezioni, come la nostra Spoon River del 2016). Prendi la pizzeria Biglietto Prego. Nel servizio che ne raccontava l’avventura si intuiva la difficoltà di innestarsi in un quartiere così particolare come la Garbatella. Ma poi si chiude per altro: per litigi tra soci, incomprensioni con i clienti, conti che non tornano, mode che passano. Quest’anno registriamo la chiusura di Yugo (Monti), ma anche quella del ristorante Doppio (Trastevere), con lo chef Giuseppe Di Iorio, e della Locanda Isma (San Giovanni). E chissà di quanti altri. Una prece.

La critica e la lesa maestà
Succede che titolati chef e ristoratori, scossi dalle vibranti critiche, si indignino per lesa maestà e protestino e occultino i pezzi dalle loro pagine propagandistiche. Succede che i suddetti, benché descritti con profluvio di elogi, meritati, si inalberino per certe libertà che si prendono certi personaggetti come la vipera Murena, tipo far notare la non perfetta realizzazione di un piatto oppure un dettaglio, magari non troppo dettaglio, fuori posto. Succede però che questa Pravda di adulatori e di marchettari che è diventata internet, sarà la tomba dei lettori/clienti, che finiranno per non credere più né agli scriventi né ai danti da mangiare. E quindi sarà inutile a tutti. Succede, ma ce ne facciamo una ragione e noi continuiamo a raccontare con libertà, allegria ed enorme rispetto per chi lavora, ma sempre dalla parte dei lettori/clienti e di nessun altro.