Seu Pizza Illuminati Roma. Tra i giovani pizzaioli più osannati della Capitale, Seu conquista con la sua pizza tonda dall’alto cornicione e gli ottimi ingredienti sapientemente abbinati; nel nostro incontro tra botta e risposta sul tema farina e impasti, ci racconta del nuovo locale “Seu Pizza Illuminati”, della scelta (complice qualche litigio di troppo) di fare il pizzaiolo e dei suoi abbinamenti di gusti più arditi.
Intervista a Pier Daniele Seu
Eccoci, intervista a uno dei pizzaioli più amati della Capitale, come ci si sente?
“Mi vien da ridere, c’è chi dice che sei un fenomeno e chi ti disprezza”.
Da amministratore condominiale al primo corso di pizzeria. Come è successo?
“Ho litigato con mio padre!. Ho pensato a quello che mi piaceva cucinare e così ho scelto un corso di pizza”.
Parliamo di tradizione (tralasciando i supplì di Bonci e la pizza di Cracco): cosa significa per lei in cucina?
“Riportare in bocca un ricordo di quando si era bambini, come i piatti che cucinava la nonna”.
Quando realizza una pizza, fino a che punto la stravolge?
“Bisogna spingersi, non bisogna avere paura”.
Che musica ascolta quando cucina?
“Dipende dalla giornata: vado dal cantautorale al reggaeton fino all’hip hop”.
Chi è la prima persona che assaggia le sue creazioni?
“La mia fidanzata Valeria”.
Come le vengono in mente i vari accostamenti degli ingredienti alquanto arditi?
“Da varie ispirazioni, viaggi, ricordi”.
L’accostamento peggiore?
“È successo tante volte, ma non mi ricordo esattamente”.
C’è chi dice che 8 euro per una Margherita sono troppi. Cosa risponde?
“Gli direi di venire a pagare la fatture con me a fine mese. Dipende tutto dal livello delle materie prime che usi”.
Papà di origini sarde e mamma triestina. Questo mix di origini ha influenzato il suo bagaglio in cucina?
“Sicuramente la cucina dei miei nonni mi ha influenzato. Vederli cucinare mi ha trasmesso la passione”.
Ho letto che vorrebbe aprire una pizzeria in Sardegna.
“Mi piacerebbe aprirla dove mio nonno aveva i terreni, nel sud Sardegna, magari un agriturismo”.
Qui a Roma invece ha appena aperto “Seu Pizza Illuminati”, locale tutto suo. C’è un po’ di paura per questa nuova avventura?
“La paura in queste situazioni è normale, ci deve essere”.
Come mai il nome ‘Pizza illuminati’?
“È un gioco di parole che riprende il mio logo (un pizzaiolo con la testa a forma di lampadina), non c’è niente di massonico”.
C’è una sezione del nuovo menu, “pane e ojo”, in omaggio a Bonci. Cosa le ha trasmesso il suo “talent scout”?
“Il rispetto per la materia prima e per il lavoro. Mi ha dato grandi insegnamenti sul fare azienda”.
Mica vorrà aprire anche lei negli States?
“Beh, sarebbe un bel sogno…”.
E’ vero che ha una passione per la poesia?
“Sì, lo ammetto. In un periodo della mia vita un po’ difficile ho scritto poesie, pensavo quasi in rima. Questa abilità mi è rimasta e ogni tanto scrivo”.
Concludiamo con il suo motto “In Pizza We Trust”. Ce lo spieghi.
“È una filosofia di vita, la pizza fa parte della ma vita, mi ha permesso di arrivare fin qui “.
Seu Pizza Illuminati, via Angelo Bargoni 10-18, Roma. Tel. 327 413 7031