L’Italia del vino, da Treviso a Narni passando per Soave tra calici di prosecco e il fascino del Ciliegiolo. Metti un calice di prosecco in una piovosa Treviso, innumerevoli assaggi di Soave sotto le stelle del Palazzo del Capitano e il fascino goloso del Ciliegiolo nel cuore sotterraneo di Narni. Un mix di suggestioni e assaggi all’insegna di ricerca, economia e territorio.
Soave ricerca
L’accoglienza di Soave è sempre un po’ vulcanica, come i vini che rappresenta. Degustazioni in palazzi suggestivi – quest’anno sotto i portici del Palazzo del Capitano – musica e soprattutto sempre un grande impegno nella ricerca. Anche stavolta infatti i contenuti dei convegni organizzati per Soave Preview hanno dimostrato la solita volontà di approfondimento passando dalla biodiversità alla pergola veronese fino alla ormai tanto discussa sensazione che va spesso a braccetto con il suolo vulcanico, la mineralità. Eh sì, perché anche se è una convenzione linguistica consolidata nella descrizione del vino, la mineralità non esiste. In che senso? Nel senso che i minerali non hanno odore né sapore. Ciò che si sente sono composti organici, idrocarburi e in genere profumi o a volte puzze provenienti da reazioni chimiche. Per i patiti dello sbrodolamento descrittivo/linguistico del vino, comunque, salino, gessoso, idrocarburico, grafitoso, affumicato possono essere validi sostituti.
Economia glocal
Passare qualche ora in compagnia di Sandro Sartor, amministratore delegato di una grande azienda come Ruffino dà l’opportunità di parlare di vino con uno sguardo diverso dal solito, con un occhio all’imprenditoria, all’export, alle strategie di marketing. L’occasione è l’apertura dei nuovi uffici a Treviso dove Ruffino, storica realtà toscana, ha qui la sua produzione di Prosecco e Pinot Grigio. “Lo scopo è poter presidiare in loco tutte le attività di vinificazione e imbottigliamento dei vini veneti ora che il Prosecco è diventato una voce importante della nostra produzione” spiega Sartor. Acquistata dal gruppo americano Constellation Brand, Ruffino cresce con numeri da record, dimostrando ancora una volta la forza di due prodotti principe per l’export, il Chianti Classico da un lato (buonissima la Riserva Ducale Oro) e il Prosecco dall’altro. Forse questo è il segreto del suo successo, forse la mentalità imprenditoriale internazionale legata a un team 100% italiano, e sicuramente la vocazione sempre più glocal che per i colossi del vino può essere una vincente strada da percorrere.
I territori del Ciliegiolo
Narni, borgo medioevale meno blasonato di altre località umbre, ha un fascino tutto da scoprire. Scorci di stradine che incorniciano le campagne intorno e luoghi sotterranei che parlano di inquisizione del S. Uffizio, celle e prigionieri (Narni sotterranea vale una visita, fatevi un’idea qui: www.narnisotterranea.it). E poi c’è il Ciliegiolo, vitigno gregario del sangiovese che qui, come nella bassa Toscana, ha trovato il suo territorio di elezione per esprimersi in solitaria. Vitigno erratico e camaleontico, vinificato in purezza prova a tradurre le anime di due regioni. Per la terza edizione di Ciliegiolo d’Italia lo scopo era trovarne il profilo. Volendo estremizzare – e non poco – il ciliegiolo toscano ha un fisico più boteriano, muscolare e corposo, quello umbro invece ha un profilo più giacomettiano, ha un corpo agile e snello, più rustico forse, ma dotato di una beverina golosità fruttata. A ognuno il suo, ma se siete a Narni assaggiate tra gli altri Bussoletti e Ruffo della Scaletta, se siete in Toscana Sassotondo, Mantellassi e Camillo.