
Ascanio a Maccarese. Ci sono storie che raccontano una vita e storie che raccontano una città. Quella di Ascanio è densa e interessante e racconta molto di Roma, del contrasto brutale tra la prassi di un’illegalità diffusa, il tentativo di mettersi in regola, le resistenze, gli ostracismi, le opacità, i doppiopesismi di una città che oscilla troppo spesso dal lassismo più totale al rigore ottuso dei burocrati. In mezzo, c’è la prateria del mondo di mezzo e della zona grigia, perfetta per amministratori e politici per lucrare e sguazzare nella corruzione di Suburra.
Ascanio Fedrigo è un uomo carismatico, bruciato dal sole, scaltro e pieno di vitalità, nonostante gli anni avanzino e la salute non sia sempre la stessa dei 20 anni. Tiene in testa un berretto (o altro, come nella foto) e ride e scherza con tutti, dal suo trono di una panca di legno. Da 15 anni ha uno splendido e rustico chiosco a Maccarese. Prima ha fatto di tutto: ha lavorato molti anni nel cinema, con Giuseppe Patroni Griffi e Enrico Lucherini. Poi, nel 1989, ha deciso di fare il pescatore, ha fondato l’associazione Mare Nostrum, bonificando un tratto di spiaggia libera tra l’associazione Marinai d’Italia e la Scuola di Fanteria. Ha piantumato corbezzoli e ruchetta di mare, corbezzoli e finocchi del litorale. Nel 2002 presenta una domanda di utilizzo della spiaggia libera per il programma culturale Archa, ottenendo una prima autorizzazione per montare una struttura facilmente smontabile.
Nel corso degli anni, nel suo capanno di Maccarese è successo di tutto. Ma la licenza vera non è mai arrivata: “Ho chiesto a Esterino Montino, ma niente. Ora sto raccogliendo le firme, che manderò all’assessore regionale Lidia Ravera. Chissà che mi ascolti”.
Per anni ha aspettato, chiesto. Poi si è rassegnato a stare coperto, a non farsi troppa pubblicità. Sui giornali e sui siti non lo trovate facilmente, anche se nel giro di fedeli è notissimo. Ora ci ha autorizzato a raccontare la sua storia: abbiamo registrato il suo parere in un video. Al di là delle responsabilità, delle ragioni e dei torti (anche Ascanio avrà i suoi), è una storia da raccontare, perché non si continui a restare nella zona grigia. Vediamo se il nuovo corso sceglierà la legalità, il rispetto delle regole e dei cittadini, ma anche il rispetto di chi lavora e fa cose buone per la collettività. O se, invece, sceglierà di oscillare in quell’infelice mix tra legalitarismo alla Tronca (che come tale non distingue una trave da un trucciolo) e illegalità tollerata e incoraggiata, se non foraggiata.
Qui il video
E di seguito il pezzo sul suo chiosco.
Da Ascanio a Maccarese, Archa marina. Ascanio se ne sta lì, alto e sicuro, con un berretto a strisce gialle e rosse, il volto scavato dal mare e cotto dal sole. La figlia Fedra, sguardo simpatico e piercing tra i denti, lo chiama: “Pa’, ha chiamato uno, dice che sta arrivando”. E lui: “Sì? E a me che me frega? Quanno ariva, è arivato”. Siamo a Maccarese, nel bel mezzo del nulla. Sulla spiaggia, un frigorifero pieno di carte. Sullo sfondo, baracche fradice, tronchi d’albero e muretti che non delimitano niente. La poesia del degrado, con i suoi versi sbilenchi.
Trovare Ascanio non è facile, ma ne vale la pena. Dimenticate i ristoranti seri, i menu, le carte dei vini, i camerieri, i tovaglioli, i lobsteraperifishbar. Fate tabula rasa e per un giorno godetevi la sabbia e queste quattro assi di legno che fanno Archa marina, con i tavolacci di legno e le sedie scompagnate.
Ascanio è qui da 14 anni e si vede che si è trovato bene. I clienti arrivano e si salutano tra loro. Si conoscono tutti. E’ un piccolo mondo che vuole rimanere piccolo. “Siamo ben nascosti – dice Fedra – ma è meglio così”. Qui ci hanno girato film, spot e serie. Fedra non è proprio una groupie: “Non me li ricordo gli attori. E neanche i registi. C’era Mastandrea, ma è un film che forse non è uscito. E poi Riccardo Rossi. E uno spot della Levis“.
Si mangia quel che c’è, in piatti e bicchieri di plastica. Bruschette alle alici o ai broccoli. Pasta alle vongole, mezze maniche con il branzino.
Il pesce del giorno. E una crostata. Poi ci si gode il sole, la sabbia e il litorale laziale, sempre disgraziato, sempre amato.