A me la Pam Local fa paura. Ci entro e mi sento come in una ghiacciaia, anche se non fa freddo. Come entrassi in un camion frigo, con i quarti di bue sanguinolenti che buttano sangue sul pavimento. Eppure no, è tutto il contrario.
Dovrò andare da uno bravo. Perché alla Pam è tutto pulito.
Ordinato.
Alla Pam non c’è nulla fuori posto. C’è persino un lieve profumo di Spic e Span.
Lo fanno ancora Spic e Span? Che nome.
Alla Pam immagino i peggiori delitti. Il cassiere ha la faccia gentile di Dexter. Forse, di notte, seziona i cadaveri dei consumatori malvagi. Li fa a pezzi. Li imbusta sotto vuoto. Poi mette in centrifuga il camice macchiato e torna a sorridere beato alla cassa.
Una volta la Pam puntava tutto sul risparmio. Lo sapete voi cosa significa Pam vero? No che non lo sapete. Allora a fine pezzo troverete il senso dell’acronimo, suo e degli altri. Ma ora ho da dirvi delle cose. Su quello che è diventato Pam. Pam è il nostro futuro, che si è fatto presente.
Annie Ernaux, negli “Anni”, ha scritto questo. “Era una morale, una filosofia, la forma incontrastata delle nostre esistenze. La vita. Quella vera. Auchan“.
Lo sapete cosa significa Auchan? No che non lo sapete. Lo trovate a fine pezzo, che ora devo parlarvi della Pam. O del Pam. Che nome.
La Pam ha scelto di costruirci un mondo e lo ha fatto privo di odori, sapori. Senza sbavatura, né bava.
Si può concepire un bacio senza saliva? Non si può.
Ha scelto la strada dell’asetticità, dell’ordine maniacale, della perfezione estetica.
Ha scelto di abolire i germi, i focolai di infezione, le zone morte. Il buio.
Le carote sono arancioni, belle, arrotondate, uniformi. Ogni busta di carota è disposta in una lunga teoria di referenze, dentro le vetrinette. Non puoi toccarle. Non puoi toccare nulla da Pam.
Tutto è incellophanato, rinchiuso ermeticamente dentro veli di plastica, dentro teche di vetro, dentro buste sigillate.
E’ vietato il contatto umano. No epidermide.
Come in una puntata di Black Mirror, mi sono immaginato a prelevare la busta di carote senza toccarla e a venir via con lei che mi segue sospesa nell’aria, mentre Dexter alla cassa proietta i suoi ricordi su una parete bianca, per fissare il momento in cui infila lo stiletto di ghiaccio nel cuore della vittima.
Dentro, Micheal C. Hall, alias Dexter, era caldo, slabbrato, contaminato.
Fuori, perfettamente levigato, pulito, sereno.
Così siamo noi, così siamo diventati. Freddi fuori, avvolti in una nuvola di Amuchina. Roventi dentro, in preda al caos e all’entropia.
Pam lo ha capito.
Perché anche Pam è una morale.
Una filosofia.
La forma incontrastata delle nostre esistenze.
LE SIGLE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
- Pam – Più a meno
- Auchan – deriva daHauts-Champs, quartiere Roubaix
- Upim – Unico Prezzo Italiano Milano
- Sma – Società Supermercati Alimentari
- DeSpar -Door Eendrachtig Samenwerken Proteren Allen Regelmatig (Dalla cooperazione armoniosa tutti traggono vantaggio in egual modo)
- Asics – Anima Sana in Corpore Sano
- Rinascente – Nome inventato da D’Annunzio dopo un incendio del magazzino milanese
- Standa – Abbreviazione fascista (in italiano) del 1938 della “Società anonima Magazzini Standard”
- Gs – Grandi Supermercati
- Esselunga – La esse di supermercati disegnata nell’insegna dal famoso grafico Max Huber
- Conad – Consorzio Nazionale Dettaglianti
- Unes – Unione Nuovi Esercizi Superette
** A scanso di equivoci e di querele, cara Pam, questo post ha un approccio ironico e non è relativo alla qualità dei prodotti in vendita, che non è naturalnente in discussione.