Contemporary Pieces, il junk food nei quadri del Rinascimento: il progetto dell’artista Rebecca Rütten

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Cosa c’entrano Big Mac, alette di pollo fritte e pizze ai limiti dell’impraticabilità con i grandi quadri del Rinascimento? Apparentemente nulla, a unirli è stata l’inventiva di Rebecca Rütten, artista e fotografa tedesca, che ultimamente ha deciso di dedicare buona parte del suo tempo alla collezione ribatezzata Contemporary Pieces.

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In questo lavoro si ritrovano tutto “l’erotismo e il carisma dei dipinti rinascimentali, di cui ero innamorata” racconta sul suo sito. Il trait d’union è presto svelato: “Nel tardo Rinascimento i pittori olandesi e italiani – spiega Rebecca – presero in esame la classe media e le classi sociali più basse. Secondo me la cultura del fast food rappresenta le stesse classi al giorno d’oggi, negli USA; mangiare sano è troppo costoso, ma al tempo stesso possiamo comprare grandi quantità di cibo nei fast food a un prezzo enormemente minore”.

Il modo scelto dalla Rütten per criticare la cultura di quello che negli States è definito senza troppi giri di parole junk food (cioè cibo spazzatura), è stato dare spazio al proprio estro e ricreare con l’aiuto degli amici le riproduzioni fotografiche di quadri di quel periodo storico. Le stesse pose dei dipinti dell’epoca con quel tocco in più dato da hot dog, noodles o tacos. “Mi piace – spiega ancora – che i miei amici nelle foto abbiano addosso tatuaggi o piercing, perché sottolinea il fatto che siano figli dell’era moderna, essendo cresciuti nell’America del cambiamento, quella che spesso – appunto – è definita cultura del fast food”.

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Arte, amore per il buon cibo e una schietta analisi sociale. Le opere di Rebecca, cinque ritratti e cinque nature morte 50×70 cm, sono stati ottenute aggiungendo ai soggetti e ai cibi ‘incriminati’ altri oggetti di uso comune e – ci tiene a precisare l’artista tedesca –  “contengono un ben preciso senso dell’umorismo”. La Rütten trova particolarmente significativo il fatto che la maggior parte dei suoi amici cerchi di evitare i fast food, visti “come posti che vendono prodotti geneticamente modificati, progettati solo per il consumo di massa“. “Per loro questi piatti son diventati qualcosa di non commestibile, che perde il proprio valore quando viene considerato come cibo”. (Immagini da rebeccaruetten.com)

© Il Fatto Quotidiano / Puntarella Rossa

A cura di Fps Media