Fofò Mattozzi a Milano. Avete visto la puntata di Report sulla pizza? Bene, ne parleremo. Intanto dalla teoria noi passiamo alla pratica e proviamo Fofò Mattozzi, pizzeria ristorante di origini partenopee inaugurata a inizio maggio: è la seconda sede del Fofò Mattozzi a Milano (il primo è in via Paolo Sarpi). La cucina è la stessa: pizza, fritto e piatti tipici napoletani. Giusto per intenderci, qui si mangia la parmigiana (o le melanzane) con le polpette fritte, le salsicce con i friarielli, lo spaghetto alla Nerano, i paccheri alla genovese, la pastiera e altre bontà della napoletanità doc.
L'ambiente è piuttosto curato, sebbene alquanto sobrio: pareti bianche, tavoli e sedie in legno (sono neri), luci minimal che penzolano dal soffitto (sembrano quasi delle lampadine un po' squadrate), insegne luminose, qualche plexiglass attaccato al muro con frasi sdolcinate (come quello che si vede nella foto con su scritto: "Passione e tradizione tramandata con amore").
Qui (purtroppo) si mangia senza tovaglia o tovaglietta: bicchieri, posate e tovaglioli sono appoggiati direttamente sul tavolo.
Nel locale ci sono due sale: quella d'ingresso con il bancone della cassa e dei dolci a vista, composta da tanti piccoli tavoli.
E la sala interna con una grande tavolata sociale e alcuni mobili (color bianco sporco) di chiara provenienza vintage (anche i barattoli e le bottigliette di coca-aranciata sugli scaffali sembrano usciti direttamente dagli anni '60). Qui però la tovaglia si utilizza ed è pure molto lungo.
Ma dal design passiamo al cibo e al servizio. Se l'arredamento può definirsi molto carino, quel che viene servito a tavola non sempre è tale. Ordiniamo due antipasti: una montanara e un fritto all'italiana. Il cameriere avverte che le verdure, incluse nel fritto, non ci sono e che al loro posto aggiungeranno qualche zeppolina di pasta cresciuta. Gli chiediamo di sostituirle con una mozzarella in carrozza o un crocchè di ricotta, ma risponde che "non si può". E' subito chiaro che il cosiddetto savoir-faire partenopeo (l'elasticità tipica dei napoletani) da Mattozzi presenta qualche lacuna.
Gli antipasti arrivano in poco tempo, ma neanche questi sembrano made in Naples, stavolta in senso del tutto positivo: il fritto appare molto "sano", niente a che vedere con i "zozzosi" di via dei Tribunali. Le crocchette di patate, le zeppoline e le palle di riso (il nome napoletano delle paste cresciute e degli arancini) sono buone: non grondano olio, sono cotte bene e risultano fragranti al palato.
Anche la montanara (un'enorme zeppola fritta con pomodoro, parmigiano e basilico) risulta buona e passa la prova.
Ottimo lo spaghetto alla nerano (la ricetta originale recita: zucchine, parmigiano, provolone, burro, olio, sale e pepe): la pasta è al dente e perfettamente mantecata con il resto degli ingredienti. Le pizze invece sono brucciacchiate fuori e crude dentro.
Anche per il prezzo la pizza di Mattozzi non è troppo napoletana, ma molto milanese: una margherita costa 7 euro, una marinara 5,50 euro. Ma in difesa del menu pizze c'è da dire che è molto creativo: ce n'è per tutti i gusti e per tutti i portafogli (la più cara è la pizza Battilocchio, 11 euro, con pomodori pachino, ricotta, mozzarella di bufala, cicoli e salame).
Dopo antipasti, pizze e primi arriva il tempo del dolce. Sul dessert non ci sono dubbi: diffidate dalla Caprese al limone (nella foto) o dalla torta ricotta e pere (non si sa perché in chocolate version) e scegliete la pastiera. E' davvero buona e non potete sbagliarvi. In ogni caso qui hanno anche babà, zeppolone (non c'è sempre) e caprese al cioccolato.
Il pizzaiolo è Gennaro Auriemma, un professionista che ha alle spalle 13 anni di lavoro nella pizzeria Trianon di Napoli. Il locale è una società tra due partenopei: uno di questi si chiama Alfredo (Fofò). Uno dei due soci è proprietario della pizzeria napoletana Mattozzi di via de Mille (Napoli). Svelato l'arcano sul Mattozzi della situazione (a Napoli esistono molte attività con questo cognome), è arrivato il momento delle valutazioni. Resta un po' di delusione nei confronti della pizza, che ha larghi margini di miglioramento, mentre soddisfano primi, secondi e antipasti. I camerieri sono cortesi, ma il servizio nel complesso risulta lento (ad alcune domande sul menu il cameriere più giovane non sapeva rispondere). Alla fine il conto per 2 pizze, 2 antipasti, 1 primo, 3 dolci, 1 limocello, acqua e birra è di 70,50 euro.
I prezzi sono un po' alti, ma Napoli è lontana .
Orari: la cucina chiude alle 23:30, ma è aperta fino alle 2 per l'asporto. Sempre aperto
Fofò Mattozzi, piazza XXIV Maggio 6, Milano. Tel. 02 366 834 09 SitoFofò Mattozzi, via Paolo Sarpi 53, Milano. Tel. 02 834 211 54