L’Etto a Napoli, apre il primo ristorante a peso (e a buffet) del centro storico partenopeo

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L'Etto a Napoli, il primo ristorante a peso del centro storico di Napoli. Non è il primo della città: il proprietario, Domenico, possiede anche Kilo, ristorante a peso del centro direzionale, che non ha riscosso troppo successo. Qui a due passi da piazza Bellini, nel cuore di Neapolis, dal greco nuova città, si mangia bene, ma non aspettatevi chissà che, pagando 2,50 euro l'etto.

Non c'è nessuna differenza di costo tra un risotto, una zuppa, un'insalata o una fetta di carne (in più l'acqua, servita con bottiglie vintage, e il pane sono compresi nel prezzo). Un posto ideale per una pausa pranzo, un "brunch" del fine settimana (per essere precisi qui si mangia solo a pranzo e a cena, ma in una città con pochi e rari casi di "breakfast lunch" questo cibo, di tutti i tipi, servito a buffet li ricorda vagamente) o un pranzo di lavoro.

 

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L'etto è quasi del tutto totally white con le sue pareti, le sue sedie, le sue tovagliette, le sue lampade da tavolo (dalle quali spuntano delle piantine) così bianche. E anche i tavoli in verità sono per metà legno e per l'altra metà di un candido bianco. L'ambiente è molto accogliente: una volta entrati ci si sente subito a casa propria. E i tavolini messi in fila orizzontalmente, l'uno accanto all'altro, danno l'idea delle grandi tavolate sociali. E magari tra un piatto di pasta e un secondo capita anche di scambiare una chiacchera con il compagno di posto (per la serie se non si è amanti del genere conviene controllare se ci sono mini tavoli da due ancora disponibili).

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Il personale è cortese, ma l'interazione è minima dato che L'etto è un ristorante a buffet. Quindi una volta entrati si riceverà una card che verrà utilizzata per memorizzare il peso dei propri piatti. L'iter è semplice: si entra, si riceve la card, ci si accomoda, magari decidendo se si vuole un vino oppure no, si va nella sala affianco, ci si serve da sè, poi si pesa e si riceve uno scontrino con costo e peso. Nella sala accanto, con cucina a vista, un tavolo da buffet, dotato di quattro grandi lampade ospita diverse pietanze e mini fornelli elettrici, per evitare che il cibo si raffreddi.

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La prima parte del tavolo è occupata dai primi piatti (sia pasta che risotti) e dalle zuppe, poi seguono contorni, rustici e frittate. Mentre dall'altro lato del tavolo a isola c'è spazio per i secondi (c'è sempre sia pesce che carne) e le insalate, senza dimenticare alcune mensole con torte e dolci per (quasi) tutti i gusti.

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Attenzione agli orari se si decide di mangiare a L'etto: qui la cosidetta "flessibilità napoletana" non attacca. E spesso può capitare di entrare, chiedere un tavolo e venire invitati a uscire perché la cucina è chiusa oppure di esser fatti accomodare, ma di dover mangiare in velocità perché il ristorante sta per terminare il servizio. Un rispetto degli orari di lavoro degno di nota perché significa anche rispetto nei confronti del personale, ma al quale i napoletani non sono troppo abituati. In ogni caso L'etto è aperto tutti i giorni a pranzo, nei giorni feriali dalle 13 alle 15 mentre nel weekend (che include anche venerdì) fino alle 15:30, e a cena, da lunedì al giovedì dalle 20 alle 22:30 e nel fine settimana fino a mezzanotte. 

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Dopo un attento giro al buffet ho deciso di prendere delle orecchiette speak e zucchine, una frittata di ricotta, un piccolo rustico con piselli (con un ripieno super secco), melanzane gratinate, patate al forno, risotto con asparagi, riso nero e carne al chili (in realtà per nulla piccante). Tutto mi è sembrato buono: si vede che gli ingredienti sono di qualità e c'è una particolare attenzione al biologico, ma nulla mi ha lasciato stupefatta. Qui ci sono piatti semplici, senza particolari fuochi d'artificio

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Oltre al piatto unico con primi e secondi decido di dividere con un'amica la zuppa di zucca con crostini, dal forte retrogusto di zenzero (l'ho capito solo dopo averla assaggiata). La cucina sembra quella di casa propria, anche se alcune specialità napoletane hanno un sapore orientale. Tra i fornelli le giovani, e i giovani, chef sperimentano miscelando, qualora serva, diversi tipi di radici come lo zenzero e spezie tra cui cannella o curry con piatti classici della cucina partenopea. Oppure preparano piatti orientali come cous cous e pollo thailandese in neapolitan version. 

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Il cliente se vuole (in realtà lo si fa quasi sempre perché il cibo è un po' freddino) può decidere di riscaldare i propri piatti nei forni a microonde del ristorante "premendo due volte start", come indica un bigliettino attaccato sul fornetto. E per la serie "altro giro, altra corsa" nel caso in cui si abbia ancora fame si può tornare nella sala buffet per riempirsi di nuovo il piatto, ovviamente muniti di card per l'operazione peso.

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Il tutto è stato accompagnato da due bicchieri di vino (in media non costano mai più di 4 o 5 euro al calice): una Falanghina e un Aglianico, giusto per rimanere in Campania. Se si preferisce, qui servono una buona birra artigianale made in Caserta, la Karma  prodotta senza pastorizzazione e filtraggio. A fine pasto non fatevi ingannare dalle antiche macchinette del caffè appese alle pareti perché qui la bevanda partenopea proprio non si serve (ahimè). E il totale per due piatti unici, una zuppa e due bicchieri di vino è stato di 39 euro, quindi circa 20 a testa (se si viene per pausa pranzo probabilmente si mangia meno di così e senza vino il conto si aggirerà intorno ai 10 euro): un prezzo giusto, se solo i piatti fossero stati più caldi. 

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L'Etto, via Santa Maria di Costantinopoli 103, Napoli. Tel. 081.19320967 Sito