Rebelot a Milano. Avete presente un posto un po’ bistrot, un po’ tapas (e cocktail) bar che propone piatti di nouvelle cuisine? Se non lo conoscete, si chiama Rebelot ed è il fratello minore del Pont de Ferr, storico locale milanese (nato nel 1986), prima stella Michelin, che della reinterpretazione di cibi e gusti ha fatto la sua bandiera. Bene, se pensate che i proprietari sono gli stessi – lo chef uruguayano Matias Perdomo e la ristoratrice Maida Mercuri – e aggiungete attenzione per gli ingredienti e sperimentazione in cucina, il gioco è fatto.
Così sui Navigli, tra un paninaro e un giapponese, ecco spuntare un avamposto del fast-gourmet: perché sono veloci assaggi quelli serviti al Rebelot, ma con una scrupolosa attenzione alla composizione del piatto e alle proposte gastronomiche.
Le cosiddette “tapas” o, come vengono definiti dalla carta (che cambia tutte le settimane), “i piattini” hanno diverse combinazioni: si può scegliere tra il menu 3, 5 o 7 piattini a scelta dello chef. Il che vuol dire che la cena (il pranzo c’è solo di domenica) si presenta come una sorpresa dall’inizio fino alla fine. Per la serie: “non sai quel che mangi finché non ti viene servito a tavola”.
Le pietanze, se si desidera, possono essere abbinate ai cocktail elaborati da Oscar Quagliarini (d’altronde siamo o non siamo in un cocktail bar?!). Quindi se non si è troppo conservatori, se si riesce a rinunciare al vino e si è predisposti alla sorpresa (i cocktail sono a scelta del barman che li decide dopo aver consultato lo chef), questa è l’occasione per sperimentare qualcosa di esclusivo e difficilmente ritrovabile in altri locali. Ad esempio, un semplice pecorino e tequila, oppure, una reinterpretazione del “Bloody Mary” rinominata "Mary per sempre" (con rosmarino, bitter, gin, acqua di capperi olive e succo di pomodoro).
Perciò non fatevi spaventare da una carta dei vini così breve, ma andate al banco e chiedete direttamente al signor Q. o alla signora Mercuri, padrona di casa e appassionata sommelier. Per dare un’idea del “trattamento cocktail a sorpresa”: ordinando il “menu 5 piattini” si riceverà uno shot per iniziare e due cocktail (fra il secondo e il quarto piatto).
L’ambiente del Rebelot è caldo e accogliente: legno (tantissimo legno), ferro, mattoncini e vetro sono i materiali utilizzati per arredare il locale. Il bistrot è composto da una sala d’ingresso e da una interna che dà sulla cucina a vista. Per chi lo desidera, quindi, è possibile mangiare seduti al banco di fronte allo chef brasiliano Mauricio Zillo e, magari, carpire qualche piccolo segreto della sua elaborata cucina.
Difficile definire i sapori della cucina di Zillo (che definisce la sua cucina: “un po’ più semplice e francese di quella del Pont de Ferr”) perché cambiano di settimana in settimana. La scorsa (13-19 gennaio) tutto aveva un non so che di orientale: dalla minestra con farro, rafano e Shitake (fungo giapponese) al piccione fritto con ostrica e mela cotogna. Oppure dal calamaro con ripieno di salsiccia di Bra e lenticchie all’anatra tuberi e salsina di caffè.
Capitolo porzioni. Effettivamente sono piccole, ma trattasi di un “tapas bar” quindi se avete particolarmente fame non è il posto ideale. Se l’idea, invece, è quella di fare un aperitivo diverso (sicuramente caro) o una cena leggera ma dai sapori ricercati questo è il posto per voi. Una raccomandazione: non prendete i piatti singoli ma ordinate sempre i menu di piattini. Perché? Perché sono delle stesse dimensioni e costano di più: un piatto costa 10 euro mente il menu 3 piattini 18 euro, quello 5 piattini 35 euro e quello 7 piattini 48. Quindi non fatevi prendere dalla paura di non poter scegliere: se venite al Rebelot è per provare qualcosa di diverso dal solito ristorante!
Il servizio non è stato dei più sfavillanti: un cameriere che ne riprende un altro, in presenza del cliente, perché (facendo uno strappo alla regola) ci aveva detto che avremmo potuto scegliere almeno un piattino, non è un bel vedere. In cucina sono veloci e l’attesa per essere serviti, non è stata tanta ma non tutti i dipendenti sono in grado di spiegare gli ingredienti delle pietanze.
Last but not the least: nonostante il nome “Rebelot”, che in milanese vuol dire “confusione”, il locale è un po’ troppo calmino. Pensare che in una metropoli di venerdì sera, tra le nove e mezzo e le undici, un tapas bar (aperto da 8 mesi) debba avere soltanto 4 tavoli occupati (neanche la metà del locale) può voler dire solo due cose: o la formula del fast-gourmet a Milano è lontano dall’essere condivisa, oppure il mix tapas + nouvelle cuisine ancora non funziona. Bello da vedere e buono per cenare, il Rebelot è pura avanguardia.
Rebelot, Ripa di Porta Ticinese 55, Milano. Tel. 02.84194720 – 342.1933607