Il miglior ristorante di Roma del 2013 non esiste, esattamente come nel 2012. E' una delusione feroce, ma saprete affrontarla, soprattutto se amate mangiare fuori. Perché possiamo dircelo, tra noi: il miglior ristorante del 2013 è il vostro ristorante. Quello nel quale siete stati catturati dalla magia di un piatto, dal ricordo sprigionato da un vino che non assaporavate da anni. Quello nel quale avete guardato negli occhi la donna o l'uomo che amate, quelllo nel quale vi siete sentiti felici per un attimo. E dunque quella che segue non è una lista in senso classico. Sono osservazioni, consigli, divagazioni tra le nostre tavole preferite, quelle che ci hanno fatto sognare e quelle che ci hanno deluso, quelle dove siamo stati bene e quelle dove avremmo voluto legare con una corda il proprietario e fargli mangiare la sbobba che ci propinava.
Tendenze e nuove aperture
In questo autunno 2013 c'è stata una vera esplosione di nuovi ristoranti. Una gragnuola di nuove aperture di ogni tipo, pronte o annunciate, da far girar la testa. E da far riflettere: sarà tutto oro? Probabilmente c'è molta latta, tanti materiali poco nobili e anche un pizzico di riciclaggio. Ma anche diversa roba buona, tutta da esplorare. Come prima riflessione, si conferma il boom del fast food di qualità, alternativa nobile ai vituperati Mc Donald's.
L'hamburger, con il nuovo locale di Eataly in via Veneto, si conferma il cibo hipster per eccellenza, un boom che non accenna segni di stanchezza. Avanzano i take away di qualità, da Spasso a Ciao Checca fino al Trapizzino di Ponte Milvio e alla Friggitoria di Arcangelo Dandini. I vini naturali hanno il loro momento di gloria, da Epiro a Litro. La birra artigianale è ormai un marchio ineludibile per ogni attività nascente, birrifici e company hanno invaso la città (segnaliamo Birstrò al Pigneto e Hopside).
Nascono, per fortuna, nuovi locali per aperitivi e cocktail, da Co.So a Jk Cafè, fino a Riccioli (Broccatelli). Avanzano formule innovative interessanti, da Temakinho a Monti a Mercat.
Gli esordi promettenti
Due su tutti: Epiro e Litro, nati nell'ultimo mese e già solido punto di riferimento. Epiro è una trattoria che propone una cucina ambiziosa fatta di buone materie prima. Quel che fa la differenza, rispetto ad altri locali, è la passione e la competenza di chi ci lavora. Gente giovane, ma già solida e coraggiosa.
Discorso analogo per la Vineria Litro, a Monteverde: vini naturali straordinari, per dimenticare le stucchevoli polemiche dei pro e contro. Assaggiatene qualcuno, facendovi consigliare, e mangiate una delle buone zuppe del giorno.
Ottimi anche i cocktail di Co.So, al Pigneto, un localino nuovo, che unisce la straordinaria competenza di Massimo D'Addezio, ex De Russie, e l'affabilità dell'accoglienza. Un posto per uscire dal rito ingessato del cocktail d'hotel nel centro della città e tuffarsi nel piacere di bere bene in un locale piacevole e moderno.
Le conferme
Per noi Cesare al Casaletto rimane una delle migliori trattorie di qualità della città. Per la competenza e passione di Leonardo Vignoli, oseremmo dire l'onestà. E per la qualità dei piatti, mai deludenti. Punto di forza dell'Osteria numero sette è invece il clima conviviale che si crea in questo locale: se entri in sintonia, ci torni a ripetizione.
Tra gli altri che restano nel nostro cuore ci sono l'Osteria di Monteverde, La Tavernaccia, Armando al Pantheon, Cru.dop, la Trattoria Monti, Cavalier Gino. Tra i big, la nostra palma va a Metamorfosi e a Pipero al Rex. Tra i brunch, per la qualità all'Enoteca Ferrara, per il rapporto qualità\prezzo al Grandma Bistrot.
Le delusioni
Sono parecchie, purtroppo, soprattutto sulle nuove aperture. L'Ambretta, con questo ambiente dark e pretenzioso, che può piacere moltissimo o pochissimo, a diversi mesi dall'apertura resta un disastro nel servizio Quasi inspiegabile tanto spreco. Rosso all'Aventino aveva fatto ben sperare, ma la qualità dei piatti non è mai decollata e molte sono state le reazioni di delusioni dei lettori. L'hamburgheria di Eataly in via Veneto delude non poco: sarà della Grande, la carne, ma l'impressione di tristezza permane, sia per l'hamburger, sia per il locale un po' fast food. Feedback negativi anche sull'Acqua Salata fish&lounge, che pure di primo acchito ci aveva convinto. Pessime le lasagne di Lasagnam, nuova catena di fast food che violenta il nostro piatto tipico.
Bella Carne, il nuovo ristorante kosher del Ghetto, comincia con il piede sbagliato (ma può riprendersi): servizio impacciato (vino bianco caldo e non ben identificato), piatti serviti in ritardo, kebab secco da dimenticare.
Le curiosità
Temakhino, già nota a Milano, ha sbancato a Roma. Il fusion giappo-brasiliano piace molto e soprattutto attrae curiosità: a conferma che uscire ogni tanto dalla triade carbonara-cacio e pepe-amatriciana può essere utile anche a Milano. Vedremo se saprà confermare il suo successo o se sarà una meteora. Sarebbe bello che anche i ristoranti etnici a Roma si diano una smossa e si mettano al pari di quelli delle grandi metropoli europee. Grande eco anche per Trapizzino, che fa uscire la bella invenzione di Stefano Callegari dal luogo d'origine, 00100 a Testaccio, e lo proietta in un locale tutto suo, a Ponte Milvio.
Da confermare
Stazione di posta è uno dei ristoranti gourmet da tener d'occhio. Si trova, un po' incongruamente, nella città dell'Altra economia, e propone una cucina creativa interessante. Agli inizi ha scontato qualche formalismo di troppo nel servizio. Di tutt'altro genere è Mercat, bistrot dove si mangia poco e si beve molto, godendo di un ambiente retrò e moderno allo stesso tempo. Vedremo se riuscirà a ritagliarsi uno spazio all'Ostiense. Da valutare anche il nuovo corso di Coromandel, ristorante promettente che però sconta cambi in cucina. Così come scopriremo il nuovo chef di Settembrini, Emiliano Valenti, che ha preso il posto di Luigi Nastri, volato alla Gazzetta di Parigi.
I modaioli
Della Moderna a Testaccio si è fatto un gran parlare. Forse troppo. Nulla da dire sull'ambiente, decisamente gradevole. Ma il posto non decolla e uscendo resta una sensazione di incompiuto, di qualcosa che non è ancora né carne né pesce e che forse mai lo sarà, preferendo l'apparenza di un posto gradevole e di moda alla sostanza di un locale di qualità. Ma naturalmente possiamo sbagliarci. A proposito di locali che hanno fatto rumore, ricordiamo Cafè Propaganda, Porto Fluviale e Splendor Parthenopes. Il primo, dopo un inizio sfolgorante con il nome-esca di Arcangelo Dandini, si è attestato in un presente non proprio esaltante. Porto ha uno straordinario successo di pubblico, ma sconta le dimensioni monstre e un caos che non aiuta la cucina né i clienti. Splendor aveva grande velleità, ma non è mai riuscito a dare calore e a trovare una sua identità vera. E poi, naturalmente, Eataly: finita l'enorme caciara pubblicitaria, resta un bel supermercatone con prodotti di qualità. Da prendere per quello che è, senza farsi ingannare dall'astuto marketing del Farinetti.
Le pizzerie
Le eccellenze romane ormai sono note e consolidate: Gatta Mangiona, Pizzarium, Sforno, Fucina. Nella nuova generazione si conferma la Tonda, mentre arriva in centro, con la sua Pizza del teatro, una certezza come sempre. Splendida pizza, supplì e qualche tavolino in una stradina a metà di via dei Coronari.
Le birrerie
Se dici birra a Roma, dici Ma che siete venuti a fa'. Ma anche Mastro Titta e 4.20. Negli ultimi anni hanno aperto l'Open Baladin di Teo Musso e il No.Au, locale interessante che ha qualche difficoltà a decollare. Quest'anno solo diverse le aperture interessanti: da Hopside, al Gasometro, a Beerstro, al Pigneto. Ma forse la novità più interessante è Bibere Bistrot, progetto che unisce la passione per la birra a quella per il cibo gourmet (la consulenza è di Anthony Genovese).