C’è una regione d'Italia dove il vino è per definizione un prodotto artigianale più che altrove, la Valle d’Aosta. Il vigneto è solitamente piccolo, la gestione è familiare, e persino le cooperative, in grado di fare numeri più importanti, non superano le 400mila bottiglie. Il resto si aggira spesso e volentieri su numeri a quattro cifre, il che commercialmente vuol dire che sono vini assai difficili da trovare. E allora il metodo migliore per scoprirli è andare lì – ad esempio visitando il Marché au Fort, il mercato dell’enogastronomia valdostana che si terrà questo fine settimana all’interno Fort di Bard, una fortezza ottocentesca che a guardarla ti viene subito in mente Drogo in attesa dei Tartari. Solo che in questo caso Drogo avrebbe avuto modo di passare bene il tempo, tra visite guidate e degustazioni di formaggi, miele, carni e altro ancora, incluso il vino.
Una dozzina i produttori presenti, da Donnas (ai confini col Piemonte) fino a Morgex, dove termina la produzione vitivinicola, prima dell’ascesa al Monte Bianco. Tutti questi produttori sono presenti anche all’interno di Vino in Valle, il libro di Fabrizio Gallino (conosciuto online col nickname di Enofaber, dal nome del blog che cura ormai da anni con successo) e da poco uscito per i tipi di Giramondo Gourmand. Ecco, se non vi fosse possibile andare al Forte di Bard questo fine settimana, il libro di Gallino merita di certo una lettura perché vi farà da guida alla prossima occasione.
Fabrizio non è valdostano, abita in Piemonte, non molto distante, ma in Valle d’Aosta ci torna alla prima occasione e questo libro è il frutto dei suoi giri per la valle, nel corso di qualche anno di spedizioni enogastronomiche. E il bello è proprio quello: che nei capitoli che introducono ciascuna zona, lungo il viaggio di 80 km che ha ricostruito in questa guida, spiega per dettaglio i punti di riferimento, racconta il paesaggio, i prodotti tipici, i castelli come il Forte di Bard e quei particolari che ti fanno sentire di essere con lui, a fargli compagnia durante il viaggio. E anche nelle schede dedicate ai produttori, una quarantina, quasi il totale dei produttori valdostani, prima ancora che indugiare nelle descrizioni tecniche dei vini, che non mancano, sebbene addolcite da un pizzico di poesia – ti racconta le persone. Che poi, con produzioni così piccole, è un po’ come raccontare il vino stesso. Così, volta per volta, ti sembra di conoscere ciascun personaggio, e nel mio caso, con quelli che avevo già avuto la fortuna di conoscere a mia volta, è stato come riprovare vecchie sensazioni che avevo provato anch’io.
Fabrizio Gallino guida per mano il lettore, risalendo verso il Monte Bianco. Lo fa con curiosità e interesse genuino, per capire la storia di ciascuno e le ragioni dell’uno e dell’altro nel gestire una vigna – un’opera che è, come lui stesso ribadisce, molto spesso un’impresa eroica. Le sue parole sono scevre di preconcetti, anche davanti a chi sceglie la lotta integrata o una conduzione convenzionale della vigna, rispetto a chi invece tenta la strada del biologico. In questo si fa semplicemente da ambasciatore, un console onorario della Valle d’Aosta. Le pagine, arricchite da una bella selezione di foto, scorrono velocemente.
Una sola la controindicazione: alla fine del libro vi verrà voglia di salire in macchina e andare a trovare i produttori, visitare quei vigneti che guardano a strapiombo sulla vallata, infilarvi sotto le pergole del Prié Blanc e incontrare quei produttori, a volte affabili, a volte un po’ più difficili ad aprirsi, che giorno dopo giorno si dedicano al Vino in Valle.