Su Guido Barilla, la sua concezione tradizionale e razzista della famiglia, il suo arrogante invito ai gay a comprare un'altra pasta (fatto alla Zanzara), si è detto molto. Da queste parti, dopo il caso Bressan, di cui abbiamo abbondantemente parlato qui, prevale lo sconforto. Si lanciano appelli al boicottaggio. Noi, nel nostro piccolo, pensiamo che un caso come questo sia importante perché il successo commerciale dipende dai consumatori. Non solo dalla loro consapevolezza della qualità degli alimenti, dalla loro attenzione nella scelta. Ma anche dalla loro maturità, etica e politica. Il mercato è neutro, si dice. E si aggiunge: quanta ipocrisia nell'invitare a boicottare Barilla e poi mangiare e bere prodotti realizzati da altri con spregio delle regole e della decenza. Può darsi e il rischio dei due pesi e due misure è sempre dietro l'angolo. Di più: Barilla ha tutto il diritto di esprimere le sue idee, per quanto noi le si possa considerare aberranti. Eppure, proprio per questo, non si può far finta di niente. Di fronte a un imprenditore che ha fondato il suo impero e il suo successo su una nozione zuccherosa e falsa della famiglia, la nemesi della storia sarebbe crollare, seppellito dal disprezzo di chi questo concetto arcaico e funesto di famiglia non lo accetta. Di chi crede che il rispetto per le persone e per le idee siano un ingrediente ineliminabile per un prodotto dignitoso, qualunque esso sia. Detto questo, buona fortuna a Barilla. Non lanciamo appelli al boicottaggio, non firmiamo messe al bando, ma la sua pasta non ci vedrà a lungo. E se cambierà idea, se metterà da parte un po' d'arroganza, forse sarà anche per la pressione di chi dà peso alle sue parole e le mette sul piatto della bilancia, insieme alla sua pasta.