
Due parole sulla famigerata carne di cavallo. Taroccare le diciture delle etichette alimentari è un reato. Ne sa qualcosa la nostra bolognese Findus che, scatenando un putiferio mediatico e mettendo in moto Scotland Yard, è stata costretta a ritirare dal commercio centinaia di migliaia di confezioni per aver violato il giusto obbligo di assoluta chiarezza sulla provenienza delle carni. Il problema è che sul banco degli imputati è finita anche la carne di cavallo.
Frequentemente al centro di scandali, protagonista dei rotocalchi solo in ambiti negativi e comunemente bistrattata perché di minor pregio, la carne equina non ha mai goduto di una buona reputazione e conta, anzi, più scettici che sostenitori. Noi oggi, invece,senza nulla togliere all’inchiesta in atto, vorremmo riservargli qualche lode: perché sana, buona ed economica. Infatti, oltre ad essere una carne magra, povera di colesterolo e ricca di proteine e ferro, se ben cotta, è tenera al palato e molto saporita. Più comune nelle regioni del sud Italia, consiglieremmo senza riserve di familiarizzare con la carne equina preparandovi il panino siracusano per eccellenza: cavallo e svizzero.
Cavallo di battaglia (scusate il gioco di parole) di tutti i chioschetti di zona, la carne viene in genere fatta alla piastra, unta con sale, olio, aceto e rosmarino e tagliata in piccoli pezzi, poi a ognuno il condimento che preferisce accompagnato ad una generosa fetta di emmenthal. Provate a chiedere ad un siciliano com’è, con ottime probabilità la reazione sarà sufficiente a farvi dirigere ai fornelli.
Ora, se ci hanno visto lungo i trinacresi, cui invidiamo storia e tradizioni culinarie da sempre, vorrà dire che una chance si potrebbe dare anche la famigerata carne di cavallo. Allora forza impavidi, fateci sapere che ne pensate.