Chiuso domenica Si chiama Priscilla come l'adiacente tomba della moglie di Abascanto, quel furbone che si faceva chiamare Tito Flavio, per insinuare il dubbio di essere il fratello dell'imperatore Domiziano. E' una casupola diroccata e sgarrupata in mezza campagna, all'imbocco della via Appia antica, dopo la Porta San Sebastiano. Quella via che ha visto passare tante bighe e anche i liberatori americani, come documenta il dvd dell'ottimo Corradino Augias "I segreti di Roma". Priscilla ha tutti i pregi e i difetti di una trattoria ruspante e antica. Alle pareti l'immancabile Alberto Sordi nel vigile. Si mangiano piatti semplici e più che decenti. I rigatoni, per un milanese, sono come addentare un palo d'acciaio: ma a Roma la cottura è questa, bisogna farci l'abitudine. Cacio e pepe, rigatoni broccoli e salsiccia, pollo, spezzatino. Buoni gli straccetti di manzo, vino della casa più che accettabile, prezzi onestissimi. Bonus: si mangia la mozzarella in carrozza, bandita dalle tavole di mezza Italia, causa fondatissima ma irrilevante accusa di causare obesità e rotolini multistrato di adipe. Malus: a Roma, e non solo, ci sono due tipi di camerieri fastidiosi. Quelli che ti insultano, ti strapazzano, ti danno del "frocio" più o meno obliquamente e dello sfigato. E quelli, come il signore che ti accoglie a Priscilla con un bozzolo sulla fronte, che fanno gli spiritosi a tutti i costi. A volte funziona, come quando porge delle sedie impagliate di quarta categoria, annunciandole così: "Ecco le Frau!". A volte meno, come quando dimentica il politicamente corretto, chiedendo ai troppi ospiti di una tavolata se hanno c'e qualche anoressica tra loro. O come quando dice a una ragazzina di origine asiatica ma chiaramente nativa di Tor Bella Monica che cosa preferisce: "Un sushi? Un sakè?". Supplice il sorriso cordiale dell'altra cameriera. Cucina: 6+
Ambiente: 6,5
Servizio 5/6
Prezzi: bassi