Il preconto di Angelina a Testaccio

Un normale lunedì sera di un inverno di crisi. Sono passate 24 ore dal blitz nella Milano da bere. Roma, interno notte. Via Galvani. Angelina a Testaccio, gran bel ristorante aperto pochi anni fa. Tutto pieno. Ci saranno un centinaio di persone, tutte sedute ai tavoli. "C'è da aspettare un quarto d'ora", ci dice la gentile cameriera. Aspettiamo. Ci sediamo poco dopo. Mangiamo, non male, non bene, come al solito. Chiediamo di pagare. Al tavolo arriva un biglietto di carta. C'è scritto 56.60 euro, con la specifica dei piatti. In fondo c'è scritto anche "preconto". Preconto, ovvero appunto, un pezzo di carta senza alcun valore fiscale. Tutto inutile, dunque? Forse il buon Stefano Bonilli ha peccato un po' d'ottimismo?

Qui la campagna "No scontrino no party" sul blog di Puntarella Rossa sul Fatto Quotidiano

Angelina a Testaccio